Il Grande Ammiraglio Paolo Thaon di Revel

Brevi considerazioni sulla sua visione strategica.

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    Il Grande Ammiraglio Paolo Thaon di Revel - Brevi considerazioni sulla sua visione strategica

    Il Grande Ammiraglio Paolo Thaon di Revel in veste di Capo di Stato Maggiore della Regia Marina dall'aprile del 1913 all'ottobre del 1915, di Comandante in Capo del Dipartimento dell'Alto Adriatico e della piazza marittima di Venezia dall'ottobre del 1915 al febbraio del 1917 e nuovamente di CSM, nonché Comandante delle forze navali mobilitate, dal febbraio 1917 fino al novembre 1919, fu l'artefice della vittoria italiana sul mare nella Prima Guerra Mondiale.

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    Strategia navale italiana nella prima Guerra Mondiale

    Negli anni precedenti lo scoppio delle ostilità i piani italiani per una ipotetica guerra in Adriatico contro gli Austriaci, all'epoca ancora alleati, oscillavano tra due obiettivi fondamentali, una battaglia navale risolutiva contro la flotta austriaca, oppure una spedizione contro il territorio nemico (con diverse ipotesi, dalla presa di un punto della costa nemica da impiegare come base d'operazioni, fino addirittura ad uno sbarco a Trieste). Però la situazione strategica in Adriatico era particolare, fortemente a favore dell'Austria-Ungheria in conseguenza della conformazione geografica di tale mare ristretto, un corridoio nel quale la sponda italiana si presenta bassa, lineare, priva di porti e di difese e ricca di centri abitati, mentre quella orientale è profonda, poco abitata e protetta da numerose isole ad essa parallele.
    Revel, conscio di ciò, ideò e attuò (già dal 1913, quando presentò un programma navale che prevedeva, accanto alle forze da battaglia, 64 cacciatorpediniere e altrettanti sommergibili) una strategia differente e complessa che alla fine giunse a comprendere:

    - il blocco strategico della Squadra da battaglia austro-ungarica in Adriatico, tramite il concentramento delle forze da battaglia italiane nei porti di Brindisi e Taranto ed il concorso di unità navali alleate; contributo italiano alla realizzazione di un cordone marittimo attorno agli Imperi Centrali;
    - la chiusura del Canale d'Otranto al transito dei sommergibili austro-ungarici e tedeschi, tramite reti trainate da pescherecci e pattugliamenti di cacciatorpediniere, cui dal 1918 si aggiunse uno sbarramento fisso;
    - l'interdizione del traffico mercantile nemico e la requisizione del relativo naviglio, avendo dichiarato l'Adriatico zona di guerra in conseguenza del blocco di sbarramento lungo il Canale d'Otranto;
    - il divieto di pesca in Adriatico e nella parte settentrionale del Golfo di Taranto, rendendo così estremamente difficoltoso lo spionaggio marittimo;
    - il potenziamento delle basi (soprattutto di Brindisi e Venezia) tramite dragaggi, installazione di artiglierie, reti antisommergibili, mascheramento dei serbatoi di nafta (in attesa del loro interramento, come da progetto del 1913);
    - la difesa della costa adriatica della penisola dalle incursioni navali austriache, per mezzo di treni armati con artiglierie navali;
    - la protezione del traffico mercantile italiano ed alleato, nel Mediterraneo anche con l'organizzazione di convogli (a partire dal febbraio 1917, imitati poi da Francesi e Inglesi) coordinati da un Ispettorato per la Difesa del Traffico che accentrava tutte le informazioni su posizione ed attività dei sommergibili nemici; lungo le coste ed in Adriatico con pattugliamenti di unità minori, MAS e dragamine e la predisposizione di punti di rifugio; sempre in Adriatico, in modo preventivo tramite bombardamenti aerei delle basi di partenza dei battelli austriaci e tedeschi;
    - il controspionaggio, che con il "colpo di Zurigo" del febbraio 1917 permise di smantellare la rete di sabotaggio navale austriaca in Italia;
    - una attiva collaborazione con l'Esercito tramite:
    1) protezione del lato a mare del fronte terrestre, con l'impiego di unità sottili;
    2) appoggio di fuoco dalla costa e dal mare, per mezzo di pontoni armati con artiglierie e di monitori;
    3) aiuto mediante la cessione di più di 200 cannoni di vario calibro;
    - dopo Caporetto la difesa, con la Brigata Marina, della foce del Tagliamento durante la ritirata ed in seguito di Venezia e della laguna, dal mare e da terra (difesa che peraltro era in gran parte già stata approntata mentre Revel comandava quella piazza);
    - infine, il punto centrale, ovvero il contrasto aeronavale continuativo in Adriatico delle forze austro-ungariche, con cacciatorpediniere, torpediniere, sommergibili, MAS, mezzi speciali, velivoli di ogni genere, mine; una guerriglia navale volta a conquistare il dominio del mare ed a portare la battaglia nei porti nemici.

    Fra queste attività, svariate furono il frutto diretto di idee dell'Ammiraglio, come per i MAS, i pontoni ed i treni armati, ma soprattutto per l'uso sistematico e massiccio delle unità sottili e dei velivoli (del resto proprio Revel aveva istituito il Servizio Aeronautico della Regia Marina, il 27 giugno 1913), mentre per altre naturalmente egli si avvalse di studi e attività già avviati in precedenza in Marina; seppe inoltre facilitare opportunamente gli innovatori all'interno della Forza Armata (è questo il caso, per esempio, di Rossetti e Paolucci, sperimentatori di due idee diverse, uno a La Spezia e l'altro a Venezia, che l'Ammiraglio mise in contatto affinché collaborassero).

    Thaon di Revel fu anche estremamente determinato nel far ottenere alla Regia Marina, alla Convenzione di Parigi del maggio 1915, il comando navale unico nel teatro adriatico ed in seguito su questo punto fu sempre irremovibile, col Governo italiano, con le autorità politiche e con i vertici militari alleati, ritenendo che l'Italia fosse entrata in guerra "appunto ed unicamente per la questione adriatica".
    Fu inoltre ugualmente determinato nel portare avanti la propria linea strategica all'interno della Marina e davanti al Governo, fino a che essa non venne definitivamente riconosciuta come superiore rispetto a quella inizialmente predominante che vedeva nella classica battaglia navale il suo punto centrale, riconoscimento che avvenne all'inizio del 1917 con la nuova nomina dell'Ammiraglio alla carica di Capo di Stato Maggiore, alla quale venne affiancata quella di Comandante delle forze navali mobilitate.
    L'Ammiraglio seppe anche sostenere da vicino gli uomini ai suoi ordini, come per esempio a Venezia, dove durante gli attacchi aerei si recava presso il comando dell'artiglieria per poi verificare di persona i danni, come era uso ispezionare i punti più disparati della città (Venezia ove tornò immediatamente dopo Caporetto e la causa della cui difesa perorò fermissimamente con Cadorna e con il Governo).

    Mi preme rilevare che l'aspetto principale della strategia di Revel, la continua, snervante e sfiancante guerriglia navale nell'Adriatico, sebbene poco appariscente rispetto ad una grande battaglia navale, sortì ripetutamente effetti a questa equivalenti: con la difesa di Cortellazzo (foce del Piave) del 16 novembre 1917, quando le corazzate Wien e Budapest attaccarono dal mare le linee terrestri italiane, ma furono messe in fuga da due MAS e sette cacciatorpediniere; con l'affondamento il 9 dicembre 1917 a Trieste della corazzata Wien da parte del MAS di Luigi Rizzo, che spinse gli Austriaci a ritirare a Pola la Budapest, rinunciando ad attaccare il fronte terrestre italiano; con l'affondamento, sempre ad opera di Luigi Rizzo, della corazzata Szent Istvàn il 10 giugno 1918 nei pressi di Premuda, che indusse la flotta austriaca, finalmente decisasi ad uscire in mare in forze (come per altro previsto da Revel), a rinunciare e rientrare in porto, decretando così la definitiva conquista del dominio dell'Adriatico da parte della Regia Marina; per terminare con l'affondamento in porto a Pola, il 1° novembre 1918, della corazzata Viribus Unitis tramite la mignatta condotta da Rossetti e Paolucci, sigillo sulla strategia della battaglia in porto e sulla completa vittoria italiana sul mare.

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    Considerazioni sulla visione strategica di Thaon di Revel

    In conseguenza dell'attenzione posta da Revel sulle unità sottili e sui sommergibili (per la quale all'epoca la stampa francese lo definì "homme des soumarins") si potrebbe essere portati a credere che egli fosse un fautore in assoluto di quel tipo di unità e di guerra navale. Ma in realtà l'Ammiraglio all'inizio del suo primo incarico da Capo di Stato Maggiore aveva continuato le acquisizioni di navi maggiori secondo i piani in corso che prevedevano la costruzione di tre nuove unità da battaglia similari ogni tre anni, osteggiando solo quelli per le nuove corazzate di grandissimo dislocamento, poiché in quel momento il loro costo avrebbe impedito il contemporaneo allestimento delle numerose siluranti, da lui ritenute indispensabili nell'Adriatico. In seguito, in occasione della ratifica del trattato di Rapallo, il 15 dicembre 1920 ebbe a dire in Senato:

    «(…) l'era delle grandi navi da battaglia è finita solamente per gli Stati che come l'Italia di oggi, non hanno i mezzi finanziari per costruirle. (…)
    Né risponderebbe alla verità storica il credere che le nostre Dreadnought rimaste sempre pronte all'azione nel mare di Taranto, perché nell'Adriatico noi non avevamo basi adatte per esse, non abbiano influito sul vittorioso esito della guerra adriatica. Se prevalentemente preferimmo adoperare piccoli mezzi per conseguire grandi risultati, ben altrimenti operammo allorché i piccoli mezzi apparvero inadeguati a speciali obiettivi; né quando i pericoli erano giustificati dagli scopi, indugiammo a portare nel pieno meriggio navi maggiori dinanzi a Durazzo, in acque cosparse di mine ed infestate di sommergibili, mentre una nostra Dreadnought si teneva al largo di Cattaro pronta a gettarsi sul nemico che fosse uscito in soccorso della base da noi bombardata.
    Oltre le navi maggiori le Marine continueranno ad avere incrociatori, cacciatorpediniere e sommergibili (…)»

    Invece nel dicembre del 1924, mentre era Ministro della Marina, affermò che nella guerra futura, che avrebbe avuto come teatro lo Ionio, il Tirreno ed in generale il Mediterraneo, i metodi impiegati con successo in Adriatico non sarebbero stati più sufficienti, in conseguenza della diversa geografia e del differente posizionamento degli avversari, aggiungendo:

    «(…) i compiti guerreschi saranno, rispetto al passato, capovolti e primo fra tutti dovrà considerarsi quello del mantenimento delle comunicazioni marittime. La difesa marittima deriverà indirettamente dalle misure che saranno prese per impedire all'avversario di ostacolare il libero sviluppo dei nostri traffici. Vincolando l'avversario in zone favorevoli allo svolgimento della nostra manovra, impedendogli per quanto è possibile le scorrerie nei nostri mari, noi raggiungeremo i due scopi. Ma per far ciò occorre che le forze mobili di cui la Marina dispone siano pari al gravoso compito che loro sarà imposto.»

    Da quanto mostrato sopra mi sembra evidente come Revel avesse una visione strategica di vasto respiro, con una grande abilità di comprendere le differenze tra i vari scenari e di valutare quali capacità e mezzi fossero più adatti a ciascuno di essi.


    Conclusioni

    Thaon di Revel rese la Marina una forza bilanciata e molto articolata, seppe coordinarla abilmente e la condusse alla vittoria finale, lavorando in seguito con lungimiranza per un ulteriore potenziamento materiale ed organizzativo di tutto il complesso. Ciò a mio avviso ne fa il più grande Ammiraglio italiano della storia unitaria.
    Se poi consideriamo anche la assoluta dirittura morale e la modestia che lo caratterizzarono in tutta la sua vita, ne esce il ritratto non solo di un grande marinaio, ma più in generale di un uomo fuori dal comune.

    In conseguenza di quanto sopra, dispiace osservare la poca memoria che se ne ha oggi nel Paese. Spero pertanto che con le manifestazioni per il centenario della Prima Guerra Mondiale e con l'assegnazione da parte della Marina del nome Thaon di Revel ad una nave possa essere riportata una più consona luce sulla figura del Grande Ammiraglio, al quale molto l'Italia deve.

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    Bibliografia:
    - E. Ferrante, Il Grande Ammiraglio Paolo Thaon di Revel; supplemento alla Rivista Marittima, giugno 2017;
    - Speciale Grande Guerra, Rivista Marittima, maggio 2015;
    - F. Sanfelice di Monteforte, La collaborazione tra Thaon di Revel e Cadorna e il ruolo della Marina Italiana, Rivista Marittima, dicembre 2016;
    - L. Merlini, Lo sbarramento del Canale d'Otranto, Informazioni della Difesa, giugno 2017;
    - A. Flamigni, Evoluzione del potere marittimo nella storia, USMM, 2011.
    - E. Cernuschi e A. Tirondola, Mediterraneo e oltre - Analisi di alcuni grandi successi della Marina alla luce delle nuove fonti di archivio, USMM, 2014.

    Edited by Badman - 8/6/2018, 11:01
     
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    Ho spostato in "Pagine di Storia: Contemporanea" un intervento del sig. Napoorso.
    Rammento di impiegare, per commenti e discussioni ispirati dagli approfondimenti, le consuete sezioni.
     
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