Energia

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    Stamane sulla politica energetica italiana, dal Sole24:

    http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-t...l?uuid=ABBdnTFC
     
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  2. Artigliere_FD
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    Sig Artigliere, è riuscito a preoccuparmi di nuovo.

    Ho passato almeno un lustro a preoccuparmi del picco del petrolio che arrivava e poi quando è arrivato è arrivato pure lo shale oil e non è successo nulla di tragico.

    Ricordo bene sig pilota che lei era seriamente preoccupato per l'approssimarsi del picco di estrazione. Effetivamente diversi fattori hanno contribuito ad un nulla di fatto.

    Le mie considerazioni sullo shale oil, si fermano comunque prima di un eventuale declino della produzione mondiale. Nel senso che prima di arrivare ad un declino della produzione (forse ancora un pò lontano) si rischia comunque uno scollamento fra la domanda e l'offerta.

    Tutto l'incremento di questi ultimissimi anni, proviene esclusivamente da shaleoil, sabbie bitumose, gas to liquid e altre "magie" di vario tipo. Il petrolio "vero" è in plateau produttivo dal 2005 (ma non in declino attenzione). Da qui i miei dubbi sul fatto che, una volta venuto meno lo shale oil americano, la produzione sia ancora in grado di stare dietro alla domanda.
     
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    Da qui i miei dubbi sul fatto che, una volta venuto meno lo shale oil americano, la produzione sia ancora in grado di stare dietro alla domanda.

    Anche dando per scontato che i dubbi del Sig. Artigliere siano in realtà una tragica certezza, la domanda vera è semmai se a quel punto, si andrà incontro alla ineluttabile necessità di ridurre la domanda per adeguarla all'offerta (con tutto ció che questo comporterebbe a livello politico e sociale) - oppure, più semplicemente, certe soluzioni alternative, che oggi per diversi motivi non sono praticabili, diventerebbero improvvisamente di moda.

    Perché in linea teorica (e so che adesso altri forumisti mi salteranno in testa) la soluzione alternativa alla "fine del petrolio" è chiara e semplice: centrali nucleari a tappeto per coprire tutte le domande in fatto di energia elettrica e tele-riscaldamento, e idrogeno per i motori (idrogeno da ricavare per elettrolisi di acqua di mare di notte, quando l'assorbimento di elettricità è minore ma le centrali nucleari producono lo stesso).

    So benissimo che oggi come oggi, una soluzione del genere non è proponibile, per i motivi che altri vorranno indubbiamente presentare. Ma un domani, quando si tratterà di scegliere tra questo oppure chiudere tutte le fabbriche, andare a piedi e bruciare sin l'ultimo albero per riscaldarci, la gente potrebbe vedere le cose in maniera diversa.
     
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    E le scorte mondiali di uranio che autonomia ci garantirebbero?
     
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  5. Comneno
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    Credo che anche nell'ipotesi ottimista che si riesca a sostituire completamente il petrolio per l'energia ed il riscaldamento ci sarebbero conseguenze "rivoluzionarie" sullo stile di vita dell'umanità.
    L'aviazione, ad esempio, non è preparata a una eventuale scarsità di petrolio. I mezzi terrestri possono andare con la rete elettrica (treni e tram) oppure a batteria, a metano, a idrogeno. Le ultime due soluzioni vanno bene anche per la propulsione navale ma per gli aerei? Non ci sono, attualmente, combustibili abbastanza "potenti" da sostituire i derivati del petrolio. Quelli che abbiamo appena nominato, metano ed idrogeno, non sono assolutamente in grado di far decollare un mezzo più pesante dell'aria.
    Una scarsità di petrolio potrebbe rilanciare il ruolo del treno per le lunghe distanze e, se proprio c'è da attraversare un oceano, della nave o del dirigibile, com'era stato fino alla vigilia della II guerra mondiale.
    L'altro punto che credo sottovalutiamo è la chimica. Molte delle sostanze e dei materiali della nostra vita quotidiana derivano dal petrolio e non sono sicuro che per tutte vi siano delle alternative "pulite". In questo ambito credo che un ruolo lo giocherebbero ancora il metano nonché il carbone, con conseguente rilievo geopolitico per i paesi che ne hanno abbondanti riserve.
     
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  6. romano_fd
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    Sperimentazioni con vari biofuel sono in corso da anni in tutti i settori, compreso quello aeronautico, si vedano ad esempio i test che conduce l'USAF.

    I problemi credo siano altri, finchè comunque l'alternativa è tra oli fossili e derivati delle produzioni agricole, si è alla scelta tra la padella e la brace.

    Già oggi il 50% circa delle necessità di produzione agricola (e quindi il 50% circa della superfice terrestre sottratta al ciclo naturale per farne terra coltivata) è indirizzata alle necessità di alimentazione del bestiame che fornisce proteine nobili, se si passasse a sostituire tutto ciò che ricaviamo dal petrolio con derivati della produzione agricola, le conseguenze sono difficili da stimare ma potenzialmente disastrose.

    Purtroppo, prevengo possibili obiezioni, non si tratta di catastrofismo: tutti e dico tutti i tentativi di controllo degli effetti collaterali delle attività ad alto impatto sui cicli naturali stanno virando rapidamente verso il disastro.

    Semplicemente, ancora oggi prevedere le conseguenze a medio termine (a medio termine, di qui a venti o massimo cinquanta anni) di azioni che hanno impatti pesanti sui cicli naturali è poco più efficace che rivolgersi agli oracoli.

    Si sono introdotte le taglie minime dele maglie delle reti per la pesca industriale, al fine di salvaguardare gli esemplari giovani del pesce pescato? Le specie oggetto di pesca intensiva stanno sviluppando una incidenza senpre più alta di nanismo, quindi non solo si pesca sempre meno per il depauperamento degli stock ittici, ma la taglia media a parità di età degli esemplari è calata marcatamente.

    Dal che deriva che quanto pescato, in termini di unità, rende molto meno di quanto rendeva anni addietro, se poi ci aggiungiamo che si pesca meno perchè gli stock ittici sono depauperati...

    Sempre nel mondo della pesca industriale, negli USA si è data la caccia per decenni a specie che predavano i pesci che avevano significato economico: il risultato è che lo squilibrio tra prede e predatori invece di favorire un aumento della popolazione delle prede (le specie oggetto di pesca industriale) i è ottenuto l'effetto opposto.

    Ora che il Dipartimento dell'Agricoltura USA sta indagando il fenomeno, si ritiene che i predatori in passato grazie al mangiarsi il merluzzo e altre specie economicamente significative, permettevano il proliferare di specie più piccole, di norma prede proprio dei merluzzi & co., le quali predano altre specie più piccole che a loro volta divorano quantità industriali di uova e avannotti del merluzzo.

    Così, il calo dei predatori del merluzzo e altre specie, provocato intenzionalmente per favorire la moltiplicazione degli stock di queste specie, ha provocato nel volgere di qualche decennio il loro depauperamento.

    Apriamo il contest per prevedere cosa accadrebbe agli habitat se aumentassimo del 20 o 30 % la quantità di superficie terrestre da adibire ad agricoltura intensiva?
     
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    una volta che il petrolio dovesse scarseggiare la sola salvezza oggi immaginata e immaginabile per l'aviazione civile di massa è nei biofuel di nuova generazione, essenzialmente derivati dalle alghe.

    come ricorda il Sig Romano ci sono già stati diversi test di USAF, Boeing e non solo, tecnicamente non ci sono problemi sostanziali ad alimentare i turbofan con biofuel.

    Ma lo schema funzionerebbe solo se la futura produzione mondiale di biofuel fosse in gran parte riservata all'aviazione, certo non basterebbe a sostituire la novantina di milioni di barili giornalieri di petrolio che si estrae oggi.

    Questa riserva si potrebbe ottenere con leggi apposite e utilizzando invece gas naturale, idrogeno e batterie per le altre forme di trasporto.

    Ma è tutta teoria, mi sembra evidente che un calo significativo nella produzione mondiale di petrolio, shale compreso, avrebbe effetti difficilmente prevedibili ma molto significativi per la nostra società.

     
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  8. Pallino_FD_Danilo
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    The World's Wisest Consumers of Energy (I più saggi utilizzatori di energia del Mondo.)
    By David Gould 2014-11-17

    www.bloomberg.com/native/article/?m...5f251507#!/


    In pratica in questa Smart Classifica l'Italia è al secondo posto dietro la Germania.
     
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    Accordo da sei miliardi di dollari tra Eni e Ghana.
    Sbrigatevi a leggere la notizia perché dopo qualche giorno diventa visibile solo per gli abbonati

    http://www.misna.org/economia-e-politica/a...1-2014-813.html
     
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    CITAZIONE (Emanuele_FD @ 25/11/2014, 11:30) 
    Accordo da sei miliardi di dollari tra Eni e Ghana.
    Sbrigatevi a leggere la notizia perché dopo qualche giorno diventa visibile solo per gli abbonati

    www.misna.org/economia-e-politica/a...1-2014-813.html

    Guardate, è sicuramente un mio limite, ma non ho mai capito cosa ci ricava l'Italia. Anche perché mi risulta che Eni il petrolio ce lo rivende a prezzo di mercato. Qualcuno può spiegare in modo semplice i vantaggi di Ghana, Eni ed Italia?
     
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  11. madmikeFD
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    I sauditi sono venuti allo scoperto:

    Contro gli Stati Uniti si è scagliato apertamente Suahil Mohamed Al Mazrouei, ministro dell'Energia degli Emirati Arabi Uniti, paese di solito allineato con le politiche saudite nell'Opec. «La responsabilità dell'eccesso di offerta è degli Stati Uniti - ha detto -. Bisogna che i produttori di shale oil americani lavorino con gli altri, perché la sovraproduzione nuocerà anche a loro, come a tutti nel mercato».


    come volevasi dimostrare.

    http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-m...i_sole24ore_com
     
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  12. madmikeFD
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    La conferma che non si taglia, e quindi il prezzo cala ancora.....

    Come ampiamente atteso, il cartello dei Paesi esportatori, riuniti nella sede di Vienna, non è riuscito a trovare una intesa su una riduzione dell'offerta in risposta alle recenti cadute delle quotazioni. All’uscita della riunione, il ministro del Petrolio del Kuwait, Ali al-Omair, ha detto ai giornalisti che non c'è stato «nessun mutamento» degli obiettivi produttivi.

    Non si ferma intanto la caduta del prezzo del petrolio, che segna un'accelerazione in seguito alla decisione dell'Opec di mantenere la produzione immutata. Il light crude Wti di New York ha toccato un minimo dal maggio 2010 di 67,75 dollari, in calo di quasi 5 dollari. Il Brent di Londra, intanto, perde 4,85 dollari a 72,90 dollari al barile dopo aver aggiornato il proprio minimo da oltre quattro anni a 71,25 dollari al barile.

    Il ministro del petrolio saudita ha lasciato il summit affermando che il cartello dei Paesi produttori ha preso una «grande decisione». A chi gli chiedeva se fosse vero che l'Opec ha deciso di non tagliare la produzione, al-Naimi ha risposto «esatto». La linea morbida di Riad è quindi prevalsa sui falchi come Venezuela e Iran, che premevano per una riduzione in modo da far risalire i prezzi.



    http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-m...i_sole24ore_com
     
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    Ma i produttori americani non ci pensano minimamente ad entrare nell'OPEC.

    Non solo ma anche il governo americano è felicissimo della caduta del prezzo del petrolio sia per i positivi effetti economici (sopratutto per una economia molto oil intensive come quella americana) sia perché è un magnifico strumento di pressione contro la Russia
     
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  14. madmikeFD
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    CITAZIONE (Rick FD @ 28/11/2014, 10:28) 
    Ma i produttori americani non ci pensano minimamente ad entrare nell'OPEC.

    Non solo ma anche il governo americano è felicissimo della caduta del prezzo del petrolio sia per i positivi effetti economici (sopratutto per una economia molto oil intensive come quella americana) sia perché è un magnifico strumento di pressione contro la Russia

    Eh ma c'è il problema della bolla speculativo\economica dei produttori dello shale.

    E fa il paio col fatto che la Russia non era, a quanto risulta, fra i 'falchi' che volevano tagliare la produzione.
     
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    giusto Sig. Madmike, immagino che a 60-70 dollari al barile i russi ci guadagnano di meno ma gli ami ci rimettono proprio.
     
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