Proposte di ristrutturazione delle FF.AA. italiane

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  1. dott.Piergiorgio
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    forse è meglio chiudere il thread...
     
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    L'approccio del signor Dindel è a mio avviso corretto, anche se più che sui prepensionamenti batterei sulla mobilità orizzontale anche tra amministrazioni all'apparenza lontanissime.
    Però, anche ad ipotizzare di avere così riequilibrati i livelli di forza organica, bisogna impedire di essere punto ed a capo dopo pochi anni.
    Occorre anche calibrare attentamente i livelli di volontari in ferma delle varie durate, ipotizzare il numero di essi destinati a rimanere anche oltre nelle fila dei reparti e porre delle feroci barriere quantitative a ciò che altrimenti sarebbe solo l'inizio di un nuovo fenomeno di senescenza progressiva.
    Quindi avere abbastanza potere di attrazione, anche economico, per avere i giusti flussi in entrata anno dopo anno, ed i giusti incentivi di ricollocazione per fare loro posto, sempre anno dopo anno.
    Vale a dire porsi un obbiettivo di anzianità media dei reparti che rappresenti il giusto compromesso (quantomeno quello che si ritiene tale) tra conservazione delle esperienze e crescita anagrafica e difenderlo con le unghie e con i denti. Differenziando da caso a caso (un operatore sonar esperto me lo terrei più a lungo di un fuciliere assaltatore, scusate la banalità dell'esempio).
    La carriera militare, almeno per truppa, sottofficiali ed ufficiali inferiori (sì, anche loro, non tutti devono diventare colonnelli al ... merito pensionistico) deve essere accettata e vissuta come un periodo più o meno lungo della propria vita lavorativa, accompagnata dai giusti incentivi perchè al suo termine vi sia una diversa prosecuzione e non una cesura forse anche terminale.
    Il che richiede una sforzo di pianificazione diverso e nuovo.
    Oltretutto, in questo modo, oltre ad una migliore efficienza combat dei reparti, si otterrà di poter tagliare la coda logistico /amministrativa, che oggi si alimenta anche della necessità di collocare in qualche modo troppe adipi incompatibili con il mestiere delle armi.
     
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    un altra strada da battere dovrebbe essere quella dell'uscita dall'ambito "pubblico". Mi risulta che in vari paesi del mondo una significativa esperienza militare nel curriculum sia apprezzata nell'ambito dell'impresa privata, non so se possa essere così anche in Italia.
    In alternativa, si potrebbero studiare degli incentivi ad hoc per l'avviamento d'impresa da parte di ex-militari per chi fosse interessato al lavoro autonomo...

    (volendo fare un riferimento "storico": l'impero romano dava ai congedandi (spesso 40enni in ottima salute) terra da coltivare, non vitalizi in denaro...
     
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    Per quel che riguarda il ricollocamento dei militari in eccesso presso altre amministrazioni faccio presente che ci sono da ricollocare i dipendenti delle province. Sono 20.000 circa e di molti di loro non si sa cosa fare.
     
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    Ricordo un intervento del Sig Ebonsi, sulla piattoforma precedente questa credo, riguardo un modello di difesa stile Reichswehr... Che però sicuramente non corrisponde ai canoni dettati dal Sig Relop a inizio thread.
    Nonostante ciò, davvero interessante!
     
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    Ricollocando ricollocando, si blocca il turnover di una Pubblica Amministrazione già impegnata in una lenta e laboriosa cura dimagrante dei propri organici. Con conseguente spaventoso invecchiamento medio. Ma quando ci vuole, ci vuole.
    Purché sia un modo per ripartire diversamente e non per prepararsi al prossimo giro.
    Piuttosto: nessuno trova da ridire sull'idea di "smaltire" anche gli ufficiali inferiori? mi sarei atteso una canea, invece no. Che la mia minoranza, ogni tanto, sia maggioranza silenziosa?
     
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    Non si può aspettare di dare a tutto una soluzione adeguata.

    Si cominci dall'abolire l'ausiliara. Capisco quanto dolorosa possa essere la cosa per chi ha servito lo Stato per tanti anni ma credo che la cosa sia inevitabile.
    Si rassegnino i politici a perdere uno strumento di consenso e si dia un canale preferenziale all'ingresso nelle FF.OO. a chi si congeda dal servizio a tempo determinato.
    Si faccia subito perché aspettare.

    Un piano organico e inclusivo ha bisogno di troppo tempo non credo che si possa aspettare.
     
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    Dovremmo decidere se vogliamo "solo" fare delle proposte che ci sembrano (e magari sono) logiche e razionali nell'interessa di una maggiore efficienza delle FF.AA., o se dobbiamo "anche" tener conto della maggiore o minore probabilità che queste proposte, o qualcosa di simile, vengano accettate dal governo (per l'ultima volta: qualsiasi governo, presente o futuro).

    Se il problema del personale in esubero rispetto alle reali necessità e possibilità viene identificato come centrale, è giocoforza rendersi conto che il governo non potrà mai accettare nessuna reale modifica allo status quo attuale. Nessun governo permetterà mai che "La carriera militare, almeno per truppa, sottofficiali ed ufficiali inferiori... deve essere accettata e vissuta come un periodo più o meno lungo della propria vita lavorativa", mentre invece tutte le altre forme di impiego pubblico, a livello sia statale che locale, continuano ad essere dominate dal concetto del "posto" garantito a vita, e addirittura anche in casi conclamati di fancazzismo e parassitismo. Né si vede perchè le FF.AA., anche partendo dal principio che esse rappresentino la parte migliore del paese, dovrebbero essere le prime ed uniche ad accettare una siffatta impostazione dei rapporti di lavoro. Abolire l' Ausiliaria, pur capendo "quanto dolorosa possa essere la cosa per chi ha servito lo Stato per tanti anni" - in uno Stato che tollera senza batter ciglio le schiere di "camminatori" della Regione Siciliana, e paga agli uscieri di Camera e Senato degli stipendi da dirigenti di grande azienda (cito solo i primi due esempi che mi vengono in mente)?

    E allo stesso modo, dubito assai che sarà mai possibile vedere in atto una politica governativa che incentivi/favorisca il trasferimento di personale militare in esubero verso altri settori della Pubblica Amministrazione. Una politica del genere non porterebbe ad un alcun reale sollievo sul piano finanziario, e sarebbe per contro suscettibile di creare parecchie rogne su quello sociale. Nessuno sarà perciò mai interessato ad introdurla.

    Direi quindi che si debba, per forza di cose, partire dal principio dell' attuale "stipendificio FF.AA" come un fatto inevitabile e permanente, a formulare qualsiasi proposta per una sperabile maggiore efficienza complessiva dello strumento militare italiano tenendi ben presente questo punto. Del resto, è così che funziona un po' tutta la nostra PA, visto che le persone che lavorano davvero - che ci sono - devono sempre formulare i loro piani tenendo conto della presenza al lor fianco di legioni di mangiapane a ufo.

    Da qui, la mia "proposta oscena" di accettare il 75% del bilancio della difesa destinato al personale con la stessa inevitabilità della morte, e di cercare quanto meno di destinare il rimanente 25% all'esercizio - scaricando tutti gli investimenti sul MISE. Sospetto che un minimo di abilità propagandistica nel giocare la carta dei posti di lavoro rendere la cosa accettabile da parte del governo.
     
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    nella mia città ci sono due uffici dello stesso ente.... uno funziona bene con personale efficiente e preparato, l'altro è da evitare come la peste (col risultato paradossale che nel primo hanno da lavorare e nel secondo no...)

    Immagino abbia in mente qualcosa del genere...
     
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    Tutto vero signor Ebonsi.
    Ma negli anni, la P.A. é dimagrita di quasi 500.000 dipendenti. La necessità é una grande motivatrice; e se ci attendono come immagino altri anni duri (ultime previsioni di PIL per il 2017 prima degli inevitabili ritocchi, mai all'insù:+0,5%; debito pubblico con previsione di inizio calo sempre differita; e via elencando), immagino sia razionale attendersi già in tempi economici di breve - medio periodo un'ulteriore contrazione dei livelli di forza.
    O accettiamo di subirla sulla componente operativa, ed allora tanto vale dedicare questo forum all'erboristeria, o vediamo come tenere a galla il sistema tagliando code logistiche, uffici apparenti, comandi senza funzione e doppioni. Non é impossibile, tutte le P.A. lo stanno già facendo, anche le stesse Forze Armate (confronti i livelli di forza attuali e quelli di anni addietro).
    Se il processo é questo, e di necessità virtù lo sarà, piaccia o non piaccia al ceto politico (non gli piace e non gli piacerà) ed agli stessi vertici militari, che vedrebbero decimati i gradi più alti, perché dobbiamo inchiodarci ad un 75% di stipendificio e spiccioli all'esercizio? Per questo, purtroppo, c'è già il bilancio dei Carabinieri.
    Quanto all'idea di concentrare nel bilancio della Difesa la spesa per personale e esercizio delegando al MISE l'investimento non é affatto male, più ci penso più tendenzialmente mi piace, altro che mera provocazione. Però ci sono programmi di acquisizione che sarebbe duro mettere sotto il cappello MISE, che bada allo sviluppo interno, non certo a quello estero. Quando, di necessità virtù si acquista estero, vogliamo trasformare il discorso compensazioni industriali in una maratona sindacale? E non rischieremmo di delegare al decisore politico non solo le scelte d'indirizzo, ma anche quelle tecniche, più di quanto già non sia?
    La sua ipotesi merita approfondimento, ma genera anche dubbi.
     
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  11. dott.Piergiorgio
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    mhm... non capisco il parallelo con i pubblici impiegati lavativi, però a mio sommesso parere, senza mobbing o abuso di corvees, si può incentivare l' esodo delle zavorre, ad un "fancazzista" in fondo, non dispiacerebbe la baby pensione (che ovviamente viene scaricata fuori dal bilancio della Difesa) anche se sarebbe un mal rimedio.
     
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    Piccolo esempio riguardo la possibilità di trasferire personale alla vita civile. Ho appena concluso un MBA presso un noto ateneo statunitense (Dartmouth College) e diversi miei compagni di corso provenivano dalle forze armate. Si tratta di personale giovane (sulla trentina scarsa d'età) gradi fra capitano (in maggioranza) e maggiore, con professionalità importani (un SEAL e un paio di piloti per esempio). Rientrando nella categoria 'veterans', hanno qualche aiuto all'ammissione al corso e borse di studio. Solo un'esigua minoranza sarebbe poi rientrata nelle forze armate per andare ad insegnare a West Point o Annapolis. Gli altri sono passati alla vita civile e senza difficoltà. Le doti di leadership date dal servizio, sono valutate molto bene da aziende, per esempio di consulenza come McKinsey. Si potrebbe fare qualcosa del genere con SDA Bocconi o, in chiave difesa europea, INSEAD, IE, etc.
    Ovvio che questo esempio si limita ad una categoria molto limitata degli eventuali esodi, ma perchè non valutare canali d'incentivo alla formazione professionale e d'incentivo anche alle aziende per il passaggio di militari in esubero alla vita civile produttiva? Qui in US ogni volta che compilavo un invio CV ad un'azienda, nel completare il profilo veniva richiesto di dichiarare se ero o meno un veterano; evidentemente hanno incentivi ad assumerne.
     
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    Complimenti per il titolo Ivy League!

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    Sí, certo, la soluzione ideale al problema degli esuberi (e più in generale, la gestione del personale che verrà sempre ad essere periodicamente in surplus, data la struttura rigidamente piramidale delle FF.AA) sarebbe quella americana, e cioè una forte flessibilità del mercato del lavoro basata sia sulla disponibilità, da parte del personale militare, ad accettare e anzi ricercare cambiamenti di carriera, e sia su un forte interesse da parte delle società e delle industrie civili ad impiegare ex-militari.

    Però una cosa del genere presuppone, per andare "a regime", non solo dei cambiamenti di mentalità abbastanza radicali, ma anche per non dire sopratutto un'economia in fase di espansione, in cui i posti di lavoro disponibili non sono certo un problema.

    Temo che questo non sia il caso dell'Italia. E' appunto per questo l'eventuale trasferimento di ex-militari verso impieghi civili viene in genere visto come una misura straordinaria per risolvere una situazione di crisi, e non come un fenomeno più o meno permanente e "normale".

    Senza contare poi che ci sono state (compreso anche su questo forum) e continuano ad esserci delle speciose polemiche sulla cosidetta "revolving door", cioè sul fatto che ufficiali superiori in pensione trovino abbastanza facilmente impieghi dirigenziali nelle industrie collegate al mondo della difesa. Questo viene presentato come un fenomeno negativo, e sono state anche formulate diverse proposte per impedirlo o comunque ostacolarlo. Direi che bisognerebbe come prima cosa metterci d'accordo con noi stessi.
     
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    Personalmente continuo a pensare che, se un miltare hs svolto con efficienza ed onore il proprio servizio nelle Forze Armate per quattro o otto anni, con una opportuna riqualificazione, nulla impedisca di passare nei Carabinieri, nella Polizia o nella Guardia Costiera.
     
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