Esplorazione del Sistema solare

Notizie e commenti sulle missioni umane e robotiche verso Marte, Venere, gli altri pianeti ed i corpi minori

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    Con i robot il problema non si porrebbe.
     
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    Il primo vero robot umanoide come lo concepisce lei vedrà la luce (FORSE) solo tra trenta o quarant'anni, se tutto andrà bene. Ma nel 2060 forse l'Uomo sarà su Luna e Marte da decenni...

    Cambiando discorso, si sta pensando di cercare la vita sui satelliti esterni, ma...
     
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    La creazione di robot umanoidi con parziali capacità di autodeterminazione in realtà costerebbe una frazione assolutamente minima di quanto ci costerebbe una colonia sulla Luna mentre i vantaggi sarebbero indescrivibili, perché sarebbero utili anche qui, non solo nello spazio.
     
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    Non avrebbe senso creare avamposti solo per robot in altri pianeti, poiché il problema dello "spazio" per sovraffollamento del nostro pianeta rimarrebbe.

    In uno scenario del genere la soluzione sarebbero solo due:

    - contenimento generale/abbassamento della popolazione mondiale
    - se non si verifica di cui sopra, perenne stato di guerra per approvvigionamento delle risorse energetiche e alimentari tra i popoli.

    Quindi immagino, che il primo passo sarà l'ovvio controllo del tasso di crescita della popolazione umana nel nostro pianeta, cosa per altro che sta già avvenendo , poiché vi è una sensibile riduzione generalizzata del numero di figli per donna anche in Africa rispetto a vent'anni fa. Ma dato il numero, per vederne gli effetti ci vorranno generazioni, il problema è che il nostro pianeta non ha spazio per molti altri esseri umani, soprattutto se manteniamo l'attuale sistema economico (compresa l'impressionante mole di rifiuti che produciamo).

    Quindi la ricerca di una terra 2 abitabile è auspicabile a fini scientifici in primis, ma anche in ottica molto futura per sperimentare metodi di spostamento interplanetari affidabili e veloci. Oggi, di fatto non siamo in grado di andare via da qui, il problema è che per avere il tempo necessario per arrivarci, bisogna prendersi cura della casa attuale che abbiamo, anche perché è l'unica. se riusciamo tutti a fare questo cambiamento, la cosa non è possibile, è sicura. Ce la faremo eccome, magari tra 3 o 400 anni, ma ce la faremo, non ho dubbi.
     
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    Se l'obiettivo della colonizzazione spaziale è alleggerire il peso demografico sulla Terra siamo già belli che morti tutti.
    Come si può pensare di spostare centinaia di milioni di persone su una nuova terra quando il massimo che riusciamo a fare è ospitare 6 astronauti su una stazione spaziale che è un'idrovora che inghiotte miliardi di euro?
    Secondo me, è l'ho già scritto più volte, gli sforzi maggiori dovrebbero essere dedicati allo studio di sistemi di propulsione che permettano 1) di uscire ed entrare nell'atmosfera molto più semplicemente ed economicamente di adesso e 2) di viaggiare nel sistema solare in tempi decenti. Facevo l'esempio di New Horizons, 400 kg che hanno impiegato anni per raggiungere Plutone. Chiedevo quanto costasse prevedere sonde che fossero accelerate per giorni o settimane in modo da far crollare i tempi di percorrenza, grazie a stadi simili a quelli dei razzi, magari precedentemente immessi in orbita e poi agganciati dalla sonda. Quanta energia ci vorrebbe, ad esempio, per accelerare (e decelerare) a 0,5g una capsula con equipaggio umano in direzione Marte in modo da far durare il viaggio qualche settimana invece di anni?
     
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    Purtroppo online non si trova quasi niente, Ma una trentina di anni fa l'arch. Daniele Bedini progettò un nuovo tipo di stazione spaziale geosincrona in grado di ospitare un milione di individui in un habitat totalmente autosufficiente. Si trattava di un cilindro di un chilometro di lunghezza e 500 metri di diametro. Lo spazio interno sarebbe stato diviso al centro da un diaframma centrale che ai coloni sarebbe apparso come un enorme grattacielo, ove sarebbero avvenute le attività produttive. Le die superfici laterali avrebbero ospitato i due "quartieri residenziali", mentre nei livelli sottostanti ci sarebbero state aree per la coltivazione e l'allevamento degli animali a scopo alimentare. L'energia sarebbe stata fornita da pannelli solari e il collegamento con la Terra sarebbe stato assicurato da uno Space elevator sul tipo di quelli concepiti da Konstantin Tsiolkovsky. Ogni singolo cilindro sarebbe stato collegabile ad altri simili sino a formare, teoricamente, un anello equatoriali di oltre 113.00 chilometri. Spazio per le future generazioni ci sarebbe stato...

    Se riesco a recuperare l'articolo che ne parlava posto le immagini. Ricordo che ebbe un plauso pure dalla NASA.
     
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  7. BluEmme
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    Un cilindro di O'Neal, insomma. E' un tipo di struttura che è stata ipotizzata da scienziati ed autori di fantascienza, anche il grande Arthur Clarke (l'autore di Odissea nello Spazio) lo descrisse nel romanzo "Incontro con Rama".
     
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    Alla fine sì, ma per chiudere l'anello, in teoria, ci sarebbero voluti secoli, però il concetto funziona anche per le singole sezioni. Lo studio, nato come una tesi di laurea in architettura (a Firenze?), ottenne la dignità di stampa e fu diffuso in modo abbastanza esteso, per essere il lavoro di un giovane studioso.
    Si partiva dall'idea che le stazioni spaziali americane, con orti e villette in campagna come questa

    fossero un'amabile utopia. La colonia doveva essere un luogo efficiente e produttivo. Le singole unità immobiliari erano simil-villette su tre piani (il terzo una specie di terrazza) e gli spazi tra le une e le altre luoghi di incontro tra gli abitanti.
    Ho dimenticato di precisare che il cilindro doveva essere chiuso, alle due basi, da calotte emisferiche con pannelli deflettori che avrebbero determinato un ciclo artificiale giorno/notte convogliando o schermando la luce del sole. Tra calotta e calotta doveva correre un piccolo cilindro interno nel quale far passare tutti i cablaggi e, nel suo centro, un tubo in cui far correre treni ad altissima velocità per collegare i vari elementi del complesso. Insomma era uno studio piuttosto elaborato.
    Da qualche parte dovrei avere ancora la rivista che ne parlava. Se la trovo scansiono e posto.

    ______________

    Intanto qui c'è qualche accenno a OLGA Town (Organical Linear Geosynchronous Advanced Town)
     
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    Adesso pensate a come vengono costruiti i moduli della stazione spaziale e poi provate a pensare all'assemblaggio nello spazio di quel popò di roba.
    Se Musk invece di fissarsi con Marte si fosse impuntato con colonie nello spazio magari gli studi sarebbero finalmente partiti.
    Ricordo a fine anni settanta in TV qualche servizio, sull'onda delle missioni Shuttle, in cui si mostravano enormi cilindri stile Rama. Inutile dire che passato l'entusiasmo siamo rimasti al palo.
    A parte in Gundam...
     
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    Ovviamente non si può pensare di portar su il materiale dalla Terra. Anche ammettendo che per l'epoca sia finalmente disponibile lo space elevator o un altro sistema di accesso all'orbita economico, non avrebbe comunque molto senso e sarebbe sempre costosissimo. Al massimo potrebbe esssere conveniente farlo per le componenti altamente tecnologiche se non fosse più vantaggioso produrle in microgravità. Per la "carpenteria" gli asteroidi sono lì per quello (o quasi). Ognuno di essi potrebbe fornire materiali per centinaia di quei moduli. Ora con la manifattura additiva già ad un buono stadio di evoluzione un simile progetto può essere concepibile, magari non per domani, ma entro un secolo, forse sì.
     
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    A prescindere da dove viene il materiale mi chiedo come si potrà assemblare una struttura nello spazio, considerando gli standard di precisione richiesti nelle fabbriche sulla Terra.
     
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    Anche se e' un po' datato e' interessante leggere il libro "Colonie umane nello spazio" di Gerard K. O'Neill.
     
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    Ho trovato una delle riviste in cui si parlava del progetto dell'arch. Bedini. Meriterebbe una lettura, perché all'epoca il progetto non sembrava così tanto remoto.
    Se foste interessati potrei scansionare le pagine e postarle. Però mi dovreste insegnare come inserire un .pdf, perché non l'ho mai fatto prima.
     
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    Segnalo alle 21.15 su Focus: Rotta su Marte, le nuove missioni alla scoperta del pianeta rosso. Produzione italiana di quest'anno.
     
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    Ho visto la puntata e direi che se dovessimo basarci su Nasa-Esa l'uomo su Marte ci andrà in esplorazione tra qualche decennio. Colonie neanche a parlarne.
    Le missioni attuali mi sono sembrate una via di mezzo tra la solita minestra riscaldata e una complessità cervellotica. In questi casi mi piacerebbe essere esperto del settore, perché l'impressione che ho avuto è che negli anni sessanta-settanta badassero molto di più al sodo.
     
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