Medio Oriente e Golfo Persico

Mar Rosso, Penisola Arabica, Iran e Iraq

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    CITAZIONE (Voloire @ 6/4/2023, 18:24) 
    CVD

    Scontri sulla spianata delle Moschee..
    Lancio di razzi dal Libano..
    Bombardamenti israeliani..

    Aggiungiamo bombardamenti israeliani sulla Siria, tanto frequenti che neppure fanno notizia .
     
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    CITAZIONE (Hortiz @ 7/4/2023, 08:50) 
    CITAZIONE (Voloire @ 6/4/2023, 18:24) 
    CVD

    Scontri sulla spianata delle Moschee..
    Lancio di razzi dal Libano..
    Bombardamenti israeliani..

    Aggiungiamo bombardamenti israeliani sulla Siria, tanto frequenti che neppure fanno notizia .

    Se la mia "interpretazione" fosse corretta quanto avvenuto a Gerusalemme sarebbe da inquadrarsi in una ottica completamente diversa dai bombardamenti effettuati da Israele sulla Siria.

    L'intervento di Hizballah è molto, molto, significativo. Dal 2006 Hizballah non è mai intervenuto a sostegno dei palestinesi. E di occasione ce ne sarebbero state tante. Altro che manganellate sulla spianata. Da Piombo fuso in avanti.

    Invece questa volta hanno deciso di farlo. Perchè?

    All'improvviso la sorte dei palestinesi è diventata importante? Suvvia...

    Io credo esista uno strettissimo legame con il tentativo cinese di porsi a garante dei rapporti tra Arabia Saudita e Iran.
    Qualcuno non apprezza la prospettiva e ha deciso di testare subito la faccenda utilizzando il solito tema: chi tra gli aspiranti leader del mondo islamico è più bravo a difendere la Ummah? Un sunnita salafita? Un sunnita jihadsta? Un sunnita della Fratellanza? Un sunnita moderato? Un laico baathista? Uno sciita laico? Uno sciita estremista? Le guardie della rivoluzione?

    Se si vuole continuo...

    Per qualunque leadership il test sarà sempre quello. Sopravvivere alla strumentalizzazione della causa palestinese.
    Oggi una parte del potere di Teheran passa subito all'incasso. Magari c'è una lotta interna a Teheran e non tutti erano d'accordo.
    Vediamo se qualche crepa si aprirà anche nel mondo sunnita.

    E poi ci si chiede perché la prospettiva di uno stato palestinese è sfumata e l'occupazione dei territori palestinesi è ormai irreversibile...
     
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    Oppure i razzi dal Libano sono una risposta dell Iran cagli attacchi israeliani sulla Siria.
     
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    CITAZIONE (Hortiz @ 7/4/2023, 10:00) 
    Oppure i razzi dal Libano sono una risposta dell Iran cagli attacchi israeliani sulla Siria.

    Vista la reazione di Hizballah tenderei ad escludere.
    Infatti pare che stia negando in tutte le forme possibili qualunque coinvolgimento in questa faccenda.

    E se questo fosse vero, ossia se Hizballah non c'entrasse niente la cosa sarebbe significativa.
    In primis vorrebbe dire che Teheran non intende farsi risucchiare nella cosa, che non c'è al momento una crisi all'interno del sistema di potere iraniano, ma anche che Hizballah dovrebbe impegnarsi a controllare il Sud del Libano
    In secundis che la deterrenza di Israele maturata con la catastrofe del 2006 funziona ancora.

    Poi evidentemente ognuno pensa quello che vuole.
     
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    “La storia dimostra che tutte le dittature, tutte le forme autoritarie di governo sono transitorie. Soltanto i sistemi democratici non sono transitori.” V. Putin

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    Poveretto. RIP.
     
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    Purtroppo confermato un italiano tra le vittime. Altri due sarebbero rimasti feriti, fortunatamente in modo lieve.

     
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    Il filmato della "neutralizzazione" del terrorista che ha ucciso il nostro connazionale a Tel Aviv.

     
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    Attenzione al nuovo impero arabo, che si espande (e ci riguarda)
    di Federico Rampini

    C’è un nuovo impero arabo: ecco le ambizioni di Mohammed Bin Salman, e perché le sue ultime mosse - a partire da quelle sul prezzo del petrolio - ci riguardano da vicino

    È rinato un impero arabo, e si sta comprando l’Egitto, tra l’altro. È una delle «potenze regionali» che contendono ad altri attori – America, Cina, Russia – l’influenza su un’area strategica del mondo, che spazia dal Medio Oriente al Maghreb fino all’Africa subsahariana.

    Nei giorni scorsi l’Arabia Saudita ha spinto l’Opec a tagliare nuovamente la produzione di petrolio, un gesto che potrebbe avere ripercussioni anche sull’inflazione in Europa, e sulla forza militare di Putin in Ucraina.

    Soprattutto, è interessante osservare gli usi che Riad fa della ricchezza petrolifera: per modernizzare non solo la propria economia, ma anche quella di un gigante nordafricano malato, l’Egitto.


    Un aiuto a Putin?
    I tagli decisi dall’Opec – cartello dei paesi petroliferi – in parte erano scontati, sono la presa d’atto che la domanda mondiale non è molto vigorosa perché la crescita è rallentata. L’Opec ridurrà la propria offerta di petrolio di 1,1 milioni di barili a partire da maggio. Anche la Russia, che fa parte dell’Opec+, taglierà leggermente la propria produzione. Il calcolo è che questi tagli servano a far risalire i prezzi, aumentando le entrate dei produttori: questo potrebbe aiutare lo sforzo bellico di Putin (che dopo le sanzioni occidentali vende il suo petrolio, a prezzi scontati, soprattutto a Cina e India). Siamo ancora lontani dai prezzi che il greggio raggiunse nel marzo 2022 subito dopo l’invasione dell’Ucraina, a quota 125 dollari il barile. Opec e Russia sperano di sospingerlo dall’attuale quota 80 verso i 90 dollari il barile, con l’aiuto della ripresa economica cinese che alimenta i consumi in quel paese.

    In rotta con Washington
    Guardando all’aspetto geopolitico di questa decisione, è l’ennesimo schiaffo che il 37enne principe saudita Mohammed bin Salman (abbreviato in MbS e ritratto nella foto) sferra a Joe Biden e a tutto l’Occidente. L’America, e ancora più l’Europa, gli alleati come Giappone e Corea del Sud, hanno interesse a una moderazione nei prezzi petroliferi per contenere l’inflazione. Ma il principe MbS è un trumpiano o un sovranista che usa lo slogan «Saudi First». Non esita a entrare in rotta di collisione con gli interessi degli Stati Uniti, malgrado l’aiuto militare che riceve da Washington. Lo si è visto di recente con il disgelo diplomatico fra Riad e Teheran, un’operazione «firmata» Xi Jinping. L’Arabia ha usato i buoni uffizi della Cina (sollevando apprensione alla Casa Bianca) nel ristabilire le relazioni con il nemico Iran. L’operazione è funzionale a ridurre le incognite per la stabilità strategica nel Golfo Persico. Più che descrivere un’Arabia che si avvicina a Pechino, bisogna vedere la strategia saudita come coerente con una logica da vera potenza, autonoma e determinata ad affermare i propri interessi.

    I grandi cantieri sauditi
    Tra le priorità del principe MbS c’è la modernizzazione della sua economia: il modello è Dubai, il che include anche un ridimensionamento del potere clericale e una moderata liberalizzazione delle regole islamiche. Poi ci sono i mega-cantieri che devono trasformare la fisionomia dell’Arabia: il gigantesco resort turistico in costruzione sul Mar Rosso, che avrà una superficie uguale a quella dell’intero Belgio; la megalopoli hi-tech da 500 miliardi di dollari in costruzione in mezzo al deserto, 33 volte più vasta di New York. Questi sono i progetti-vetrina, dietro c’è una strategia che punta a diversificare l’economia saudita rendendola meno dipendente dal petrolio: gli investimenti vanno in tutte le direzioni, da settori tradizionali come il turismo alle energie rinnovabili. Ad alimentarli, c’è la potenza di fuoco di un fondo sovrano che amministra 650 miliardi di dollari.

    L’Egitto diventa una colonia saudita
    Il nuovo impero arabo ha una proiezione internazionale importante. Presta e investe in molte aree del mondo, soprattutto in Medio Oriente e in Africa. Detta le sue condizioni. Spesso agisce d’intesa con il Fondo monetario internazionale. In questo modo si sta conquistando un’influenza enorme in Egitto, paese-chiave per l’influenza che il Cairo ha esercitato storicamente nel mondo islamico e in Nordafrica. Anche il Sudan è tra i primi destinatari dei nuovi investimenti del fondo sovrano saudita: altri 24 miliardi di dollari sono stati ripartiti su poche nazioni per massimizzare l’effetto (l’annuncio di questa tranche è del 2022).

    Il cordone ombelicale che lega l’Egitto all’Arabia saudita non è una novità. Dal 2013 al 2020 Riad ha versato 46 miliardi di dollari al Cairo, tra prestiti della banca centrale, investimenti diretti, forniture «amichevoli» di petrolio e gas. Molti di quei fondi però in passato venivano donati o prestati a condizioni di favore. E talvolta l’Egitto, sprofondando da una crisi all’altra, non riusciva a restituirli. Ora la strategia di MbS imprime una svolta. Il nuovo impero arabo ha perso fiducia nella capacità egiziana di gestire gli aiuti. Quindi chiede in cambio che pezzi dell’economia egiziana finiscano sotto il controllo saudita. Questo converge con una richiesta del Fondo monetario, anch’esso irritato per l’inefficienza del generale al-Sisi. Il Fmi nel suo ultimo pacchetto di aiuti ha richiesto al dittatore del Cairo che riduca l’opprimente ruolo del settore pubblico – soprattutto l’esercito – nell’economia egiziana. L’idea è che l’Egitto potrebbe svilupparsi molto meglio se liberasse le energie della sua imprenditoria privata. La prospettiva più concreta e probabile, è che il generale al-Sisi finisca per cedere a queste pressioni, ma che le privatizzazioni vadano in mano a imprenditori sauditi. Al Cairo si sono levate voci che lamentano la strisciante perdita di sovranità a vantaggio dei sauditi. Ma sono state silenziate dal regime, che non ha potere contrattuale data la sua debolezza economica, e deve cedere alle richieste di MbS. Un celebre giornalista egiziano, Abdelrazek Tuwfik, ha descritto i sauditi come «ex-straccioni, ora nuovi ricchi, che non devono dettare il futuro dell’Egitto». Il suo commento è stato cancellato dalla censura di Al-Sisi.

    Una visione da potenza egemonica
    Il trattamento riservato all’Egitto potrebbe estendersi anche al suo vicino meridionale, il Sudan. L’impero arabo in fase di rilancio diventa un altro attore rilevante tra quelli che si contendono un ruolo nel futuro dell’Africa, tra l’altro. E Riad obbedisce alle sue priorità, che di volta in volta possono convergere o divergere da quelle di Washington, Pechino, Mosca. Da notare che in Italia si è diffusa l’opinione – spesso imprecisa se non addirittura del tutto infondata – che gli Stati Uniti abbiano «profittato» economicamente della guerra in Ucraina (ho spiegato altrove che il vantaggio economico, per l’industria energetica o militare, è trascurabile sul Pil americano). Un sicuro profittatore della guerra invece è proprio l’Arabia: ha chiuso il 2022 con un surplus imprevisto di 28 miliardi di dollari nel suo bilancio statale, grazie all’impennata dei prezzi petroliferi dopo l’invasione dell’Ucraina.
     
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    No, per favore non una replica del VII secolo, tra i due grandi imperi in lotta per l'egemonia... vinse l'Arabia.
     
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    Arabia Saudita

    https://www.defense-aerospace.com/saudi-ar...foreign-policy/
     
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    A proposito di Arabia Saudita ..

    CITAZIONE
    Il ministro degli Esteri siriano Faisal Mekdad è arrivato mercoledì a Gedda dell'Arabia Saudita , nel primo viaggio del genere dallo scoppio della guerra civile siriana nel 2011.

    Mekdad, che si è recato nel Regno su invito del ministro degli Esteri saudita, il principe Faisal bin Farhan, è stato accolto dal viceministro degli Esteri Waleed bin Abdulkarim al-Khuraiji al suo arrivo all'aeroporto King Abdulaziz, secondo quanto riferito dall'agenzia di stampa saudita (SPA).

    Durante la sua visita, Mekdad discuterà della crisi siriana, compresi i mezzi per raggiungere una soluzione politica che preservi l'unità, la sicurezza e la stabilità del Paese.

    I colloqui discuteranno anche della facilitazione del ritorno dei rifugiati siriani e della garanzia della fornitura di aiuti umanitari alle persone colpite in tutta la Si

    Negli ultimi mesi c'è stato un crescente impegno con il presidente siriano Bashar al-Assad, che è stato isolato dall'inizio della guerra siriana nel 2011. Assad ha

    visitato gli Emirati Arabi Uniti e l'Oman quest'anno e il mese scorso l'Arabia Saudita ha dichiarato che è iniziata trattative con Damasco per la ripresa dei servizi consolari .

    https://english.alarabiya.net/News/saudi-a...n-Saudi-Arabia-
     
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    CITAZIONE (Voloire @ 4/4/2023, 12:58)
    Potremmo trovarci di fronte ad un nuovo tentativo per la nascita di una organica leadership del mondo islamico sunnita. Dopo i tentativi di Nasser/Sadat figli di un contesto preciso di guerra fredda, Saddam e l'assalto Baath al Golfo persico, la lunga parentesi jihadista/salafita, il tentativo di scalata al cielo della Fratellanza turco-qatarina, ora sembra che dopo un lungo riscaldamento (e tanti errori di scuola guida) MBS ci stia seriamente provando.
    ...

    CITAZIONE (Potemkin @ 8/4/2023, 21:20)
    Attenzione al nuovo impero arabo, che si espande (e ci riguarda)
    di Federico Rampini

    C’è un nuovo impero arabo: ecco le ambizioni di Mohammed Bin Salman, e perché le sue ultime mosse - a partire da quelle sul prezzo del petrolio - ci riguardano da vicino
    ....

    CITAZIONE (AndreaVe @ 12/4/2023, 23:30)

    Beh diciamo che mi ritengo soddisfatto ;)

    CITAZIONE (pilotadelladomenica @ 8/4/2023, 21:29) 
    No, per favore non una replica del VII secolo, tra i due grandi imperi in lotta per l'egemonia... vinse l'Arabia.

    In realtà la presenza di un egemone nei diversi ambiti di civiltà/culture era visto da Huntington come una precondizione affinchè detto ambito potesse stabilizzarsi e rafforzarsi. Ed è un processo abbastanza normale. Del resto tutta l'area geopolitica "musulmana" ha vissuto sempre all'ombra di un egemone (il Califfato appartenuto a diverse dinastie). E' da quando questa figura è tramontata che l'instabilità è stata massima.

    Il famoso "Clash of Civilizations" si dimostra anche questa volta un testo che ha la capacità di dare chiavi interpretative che hanno una buona capacità di prevedere gli sviluppi possibili. Un libro purtroppo molte volte citato (soprattutto per il titolo..) e poche volte letto.
     
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    Io lo lessi ma confesso che da un quarto di secolo sta nel suo scaffale...

    Il problema che imho costituiscono i sauditi è che il controllo del petrolio da mezzo secolo ha dato loro un enorme potere finanziario e tutt'ora loro controllano la barca appoggio di noi palombari, quelli con gli scarponi piombati che ricevono l'aria da un tubicino...
    Finora sulla barca appoggio ci stava pure un americano ben armato ma evidentemente questo sta per finire.

    Già si son fatti un piccolo arsenale atomico, sembra.

    Dai loro pure il controllo del Medio Oriente e Nordafrica e chi li ferma più?

    È vero che la famosa decisione della Commissione UEvdi non far più auto a benzina e gasolio tra dodici anni andrebbe nella direzione di togliere rilevanza al petrolio ma prima che gli effetti si vedano ci vogliono due decenni.

    Quali sono i tempi dei sauditi?
     
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