Storia navale

più di tre millenni di storia, di navi e di marinai

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    Qualche volta le navi partivano non a pieno carico per ridurre i rischi. Il convoglio K7 del febbraio del 1942 era composto di sei mercantili carichi al 62%. Lo spazio inutilizzato avrebbe potuto essere usato per ridurre il numero delle navi, ma in questo modo, in caso di affondamento di un mercantile, la perdita sarebbe stata maggiore. Lo riporta Giorgerini in un libro del 2001.
     
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    Sarebbe stato meglio se le navi fossero state a pieno carico e il convoglio fosse stato composto dallo stesso numero di navi.
    Quella di giorgerini mi sa tanto di scusa per giustificare l'incapacità di riempire le navi per mancanza di materiali da caricare
     
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    CITAZIONE (Brizio_FD @ 18/11/2023, 07:33) 
    Sarebbe stato meglio se le navi fossero state a pieno carico e il convoglio fosse stato composto dallo stesso numero di navi.
    Quella di giorgerini mi sa tanto di scusa per giustificare l'incapacità di riempire le navi per mancanza di materiali da caricare

    Giorgerini ammette francamente la disorganizzazione e la scarsezza dei rifornimenti come una delle cause del mancato pieno carico delle navi. Ma sostiene anche che la politica di non mettere tutte le uova in un unico paniere era tra i fattori con cui i convogli venivano organizzati.
     
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    Io ho letto che le navi venivano fatte partire mezze vuote perche' cosi' in caso di danni era meno probabile che la nave affondasse .
     
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    Anche questo è scritto nei verbali.

    Spesso i rifornimenti arrivavano a singhiozzo nei porti o troppo a ridosso delle date programmate di partenza per cui partivano navi parzialmente cariche.
    Non era certo una strategia per ridurre le perdite, semplicemente un po' il caos delle operazioni belliche, un po' la disorganizzazione logistica.
     
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    Parte Terza.

    Le "ostilità" ebbero inizio alla mezzanotte del 20 agosto con la partenza dalla Cirenaica del convoglio, composto da cinque mercantili.
    Non vi starò a tediare con la descrizione di tutte le fasi delle operazioni, minutamente descritte anche dai quotidiani dell’epoca: è evidente che sia i giornalisti che i lettori erano interessati alle fasi della “battaglia” e la Regia Marina non aveva difficoltà a fornire i dettagli. Ogni recriminazione per come oggi “non” sono descritte le varie Mare Aperto è ovvia.

    09_01
    L’esploratore LEONE (cartolina della mia collezione)

    Solo qualche particolare: la ricognizione aerea fallì sia nel trovare il convoglio, sia nel rilevare i cacciatori del convoglio stesso (la nebbia della guerra avvolse spesso i due comandanti). I sommergibili delle due parti si dimostrarono letali come cacciatori, affondarono un cacciatorpediniere e due corazzate (una per parte). Gli esploratori svolsero, con parziale successo, il ruolo che poi sarà dei sommergibili e degli aerei. A metà esercitazione, per la loro scarsa autonomia, le corazzate dovettero rifornirsi di combustibile.
    L’esercitazione si concluse con il successo del partito azzurro che riuscì ad accompagnare a Siracusa il convoglio.
    Le considerazioni le lascio alla prossima puntata.

    07_01
    Il sommergibile BARBARIGO (foto USMM).

    P.S.: dai commenti che vedo, sono lieto di aver solleticato il vostro interesse sul tema.
     
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    CITAZIONE (d345.1028 @ 18/11/2023, 11:40) 
    Anche questo è scritto nei verbali.

    Spesso i rifornimenti arrivavano a singhiozzo nei porti o troppo a ridosso delle date programmate di partenza per cui partivano navi parzialmente cariche.
    Non era certo una strategia per ridurre le perdite, semplicemente un po' il caos delle operazioni belliche, un po' la disorganizzazione logistica.

    "Un pò la disorganizzazione logistica" é molto british. Molto understatement.
     
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    Non era solo disorganizzazione, erano anche limiti strutturali oggettivi. I principali porti di partenza erano Napoli, Brindisi e Bari, che avevano una capacità complessiva di 24 navi. A destinazione, tra Tripoli, Bengasi e Tobruk, c'erano 19 posti nominali, poi subito ridottisi per via dei bombardamenti inglesi. Era un collo di bottiglia logistico. Poteva capitare che una nave dovesse apettare anche un mese prima di poter sbarcare il carico.
    A terra poi il carburante per tratte lunghissime veniva trasportato con i camion, che ne consumavano tantissimo. Si cercò di aggirare il problema con la navigazione costiera, ma era come raddoppiare il problema dei convogli via mare, e ci voleva sempre una nutrita scorta. Si iniziarono anche i lavori per una strada ferrata ma non furono completati neanche 20Km.
     
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    Parte Quarta.

    Come promesso, qualche considerazione.
    Il siluramento in esercitazione di due dreadnought avrebbe dovuto far riflettere sulla possibilità dell’uso di tali navi e sull’opportunità, da lì a dieci anni, di procedere alla trasformazione prima delle due CAVOUR e poi delle due DUILIO. Queste navi erano nate obsolescenti, erano e restarono poco protette dalle offese portate dai siluri. Il rimodernamento, soprattutto della seconda coppia, fu uno spreco di denari che potevano essere utilmente impiegati in altro, come ad esempio per la velocizzazione della costruzione delle LITTORIO o per la realizzazione di navi adatte alla scorta dei convogli.
    Altra lezione fu quella del ruolo delle forze mobili d’esplorazione in un vasto tratto di mare. Gli esploratori avevano ben rastrellato il mare, anche se con alterna fortuna; avevano intercettato il convoglio e poi lo avevano perso. Era il tempo che questo compito passasse alle forze aeree. Per l’aerocooperazione sul mare era necessario disporre di un’Aviazione Navale dipendente direttamente dalla Marina, ma la Regia Aeronautica era nelle mani di Italo Balbo ed era in preda alle convinzioni douhettiane; non si pensò, ad esempio, allo sviluppo delle specialità aerosiluranti e l’addestramento sul mare dei bombardieri fu ridotto al minimo.

    11_01
    La squadra navale in navigazione dopo le esercitazioni, si notano i cacciatorpediniere GENERALE CARLO MONTANARI, GENERALE ANTONIO CANTORE, GENERALE MARCELLO PRESTINARI (foto della mia collezione).

    I sommergibili si confermavano come un ottimo mezzo antinave, specie se l’avversario era una vecchia grande corazzata, ma dimostravano la loro insufficienza se utilizzati per compiti di esplorazione/ricognizione. L’Ammiraglio Acton, nella sua relazione sull’esercitazione, affermava fra l’altro: Si è dimostrato l’appariscenza dello scafo del sommergibile emerso. Conseguentemente la necessità di evitare la sistemazione di strutture non assolutamente necessarie in coperta (…) per diminuire la parte emersa dello scafo. I numerosi sommergibili con cui si entrò in guerra erano l’esatto contrario di quelli richiesti da Acton, lenti in immersione, legati a tattiche obsolete, con strutture imponenti sul ponte.

    La Marina di Thaon De Revel aveva ben compreso, pur con le tare dovute ai convincimenti personali ed alla situazione politica dell’epoca, quali sarebbero stati i propri compiti: in primis la difesa integrata dei convogli e solo secondariamente lo scontro con le forze da battaglia avversarie, un “film” che abbiamo visto nella seconda guerra mondiale. L’8 maggio del 1925, però, il Duca del Mare rassegnava le sue dimissioni dall’incarico di Ministro della Marina. I suoi successori non seppero, non riuscirono, non vollero assicurare lo svolgimento delle corrette linee di sviluppo navale, sia per la necessità di compiacere Mussolini che per incapacità propria.

    Il tema delle esercitazioni era tatticamente corretto, ma era viziato da un errore di valutazione strategica: il partito avversario era chiaramente la Francia, la flotta da affrontare o eludere era quella francese. Non si pensava che la Regia Marina avrebbe dovuto invece affrontare la Royal Navy, per cui la giusta intuizione della necessità di scortare o intercettare convogli era mal sviluppata. L’entrata in campo della flotta britannica capovolgeva tutte le prospettive nel Mare Nostrum: non ci sarebbe più stata la possibilità di attaccare i convogli francesi; i convogli della seconda guerra mondiale non avrebbero rifornito lo sforzo bellico della Madre Patria, ma l’esercito in Libia. I pochi convogli da intercettare, invece, avrebbero navigato fra i due estremi mediterranei, Gibilterra e Suez, soprattutto per approvvigionare Malta.
     
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    Il siluramento in esercitazione di due dreadnought avrebbe dovuto far riflettere sulla possibilità dell’uso di tali navi e sull’opportunità, da lì a dieci anni, di procedere alla trasformazione prima delle due CAVOUR e poi delle due DUILIO

    L' unica corazzata affondata da un sommergibile ( tedesco ) durante la guerra nel Mediterraneo fu la Bahram
    In compenso i sommergibili inglesi fecero strage dei nostri mercantili risultando la prima causa degli affondamenti .

    Edited by Hortiz - 19/11/2023, 15:27
     
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    Il Messaggero, 26 agosto 1924.
    Non so cosa pagherei per trovare domattina un quotidiano che descrive così l'ultima Mare Aperto.

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    Temo che una certo entusiasmo fosse dovuto alla persuasione del MinCulPop.
     
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    CITAZIONE (Odisseo_FD @ 19/11/2023, 21:29) 
    Il Messaggero, 26 agosto 1924.
    Non so cosa pagherei per trovare domattina un quotidiano che descrive così l'ultima Mare Aperto.

    (IMG:https://upload.forumfree.net/i/ff11285145/Messaggero_01.jpg)

    Io assolutamente nulla.
    Un bel resoconto dettagliato, magari scritto senza i proverbiali "strafalcioni" lo gradirei moltissimo.
    Ma non oltre...
     
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    CITAZIONE (blade_runnerFD @ 20/11/2023, 15:10) 
    Temo che una certo entusiasmo fosse dovuto alla persuasione del MinCulPop.

    Il tema non è l'entusiasmo, ma la notizia, il fatto che si impieghi un'intera pagina del giornale per parlare delle grandi manovre, ogni giorno per tutta la durata delle manovre stesse.
    Siamo nell'agosto del 1924, il regime non ha ancora preso possesso dei gangli del Regno.
    Ho pubblicato quella pagina perché era la migliore come resa grafica, ma anche altri giornali riferivano in dettaglio dell'andamento delle grandi manovre. Anche il Corriere della Sera e la Stampa, tanto per fare i nomi dei giornali che hanno reso facilmente accessibile il proprio archivio, riportavano articoli simili.
    C'era l'interesse dei lettori, c'era la disponibilità della Regia Marina ad imbarcare i giornalisti.
    D'altra parte, non era facile ammettere che le costose corazzate venivano affondate dai sommergibili...

    Lo stesso interesse che avevo incontrato circa dieci anni prima per l'incaglio a Sant'Agata del SAN GIORGIO, resoconti dettagliati, previsioni, cronache, "se qualcuno scriveva, c'era anche qualcuno che leggeva".
     
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    Vabbé i tempi cambiano e mi sembra anche giusto. Basterebbe scrivere che l'Italia ha bisogno di uno strumento militare bilanciato al servizio degli interessi del paese. Sarebbe sufficiente scrivere questo invece che le navi della marina sono delle centrali elettriche mobili.
     
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