Editoriale: Il caso dei Marò

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    Disclaimer: Come staff riteniamo importante scrivere un commento al termine (speriamo!) di una complessa vicenda che intreccia difesa, politica estera e in definitiva il ruolo del nostro paese nel mondo multipolare del XXI° secolo.
    Questo è un editoriale, che riflette quella che è la mia (Rick) opinione, pur essendo stato riletto e rivisto da tutto lo staff, dal quale ho ricevuto suggerimenti.



    E così anche Salvatore Girone torna a casa, dopo quasi 4 anni e 4 mesi di permanenza forzata in India. Possiamo finalmente togliere il fiocco giallo che per tutto questo tempo è rimasto nel logo del nostro forum. E’ inutile ripercorrere passo passo questa lunga storia, però qualche lezione speriamo sia stata appresa dal nostro paese.

    Incominciamo ricordandoci che nulla di tutto questo sarebbe dovuto succedere se all’Enrica Lexie fosse stato chiaramente detto di non entrare in acque territoriali indiane con la squadra del San Marco a bordo. Qualche responsabilità di chi, tra Palazzo delle Ancore, la Farnesina e via XX Settembre, non ha avuto la prontezza quella sera di spiegare categoricamente all’armatore di non ubbidire alla richiesta indiana, dovrebbe saltar fuori. Speriamo la lezione sia stata appresa, visto che tutt’oggi i Nuclei militari di Protezione del San Marco sono ancora imbarcati sulle navi mercantili battenti bandiera tricolore, così come speriamo si sia chiarita la catena di comando all’interno della nave, lasciando stare le acrobazie giuridiche necessarie per poter imbarcare militari italiani su navi civili.

    Non sappiamo se i due marò abbiano effettivamente sparato verso quel peschereccio. Speriamo però che, se così fosse stato, il governo italiano rimborsi i familiari delle vittime (se non l’ha già fatto), perché la responsabilità è dello Stato Italiano, non certo di due militari che obbedivano ad ordini legittimi, impartiti dal Governo Italiano sulla base delle decisioni del Parlamento Italiano. Si chiama immunità funzionale e non significa impunità, ma una corretta identificazione delle responsabilità. E' vero che esistono limitate e ben determinate situazioni nelle quali un soldato è tenuto a disubbidire agli ordini ricevuti, ma non è assolutamente questo il caso.

    Speriamo anche che la politica abbia imparato qualcosa.

    Quella politica dei tecnici, innanzitutto, con un ambasciatore come Ministro degli Esteri e un Ammiraglio come Ministro della Difesa, che si comportarono con un dilettantismo francamente imbarazzante dichiarando prima di voler trattenere i marò - in licenza in Italia per gentile concessione dell’India - salvo poi ritirarsi con la coda tra le gambe davanti alla vuota minaccia indiana di arrestare il nostro ambasciatore. E parliamo di dilettantismo perché mai l’autorità politica avrebbe dovuto minacciare di mancare alla parola data così apertamente. E se proprio, sbagliando nella nostra opinione, lo avesse voluto fare, almeno avrebbe dovuto avere la fermezza di mantenere quanto dichiarato.

    Ma anche la politica dei politici ha da imparare. A cominciare da chi, per 2 anni, ha perso tempo inseguendo una soluzione politica con gli indiani, quando era ovvio che gli indiani, per semplici motivi di politica interna, non erano interessati ad uno scambio. Due anni ci abbiamo messo per fare le uniche cose giuste in questa situazione: internazionalizzare la vicenda e bloccare l’India sfruttando ogni veto a disposizione del nostro paese, a cominciare dal mancato accesso dell’India ad importanti accordi militari (il trattato per il controllo dei missili per esempio) e passando al veto italiano in sede UE per le trattative sull’accordo commerciale con l’India. Quando, finalmente, Matteo Renzi e Federica Mogherini, hanno intrapreso questi passi, in poco tempo si è ottenuto l’obiettivo. Gliene va dato merito, al di là del giudizio politico generale su questo governo.

    Certo, il rientro è provvisorio, ma il diritto internazionale è chiaramente dalla nostra parte come la volontà indiana di non perdere la faccia. La cosa più probabile è un accomodamento tra Italia e India, prima della decisione del Tribunale dell’Aja tra due anni. Purtroppo gli indiani non sono un paese completamente razionale nelle loro decisioni di politica estera, esacerbati come sono da un troppo forte nazionalismo interno. Non possiamo negare che esista una probabilità, molto minore del 50% ma comunque concreta, di un mancato accordo tra Italia ed India a qui segue una decisione sfavorevole del Tribunale, sopratutto a causa del ben maggiore peso geopolitico dell’India rispetto a quello del nostro paese. E’ un rischio che è stato necessario prendere, a nostra opinione. Non esisteva altro modo di riportare Girone in Italia.

    E queste ultime considerazioni ci portano forse al messaggio più importante che ci lascia questa vicenda. Il nostro paese, uno dei maggiori in Europa, è un piccolo paese a confronto dell’India. E ben poco possiamo di fronte ad un paese che agisce in completo spregio del diritto internazionale, mancando come sappiamo un tribunale ed una polizia degli stati (per fortuna, probabilmente). Speriamo che questa vicenda apra gli occhi all’opinione pubblica sul fatto che l’unico modo che il nostro paese ha per non subire tutto quello subito in questi anni con l’India, è collaborare per costruire una forte e solida Unione Europea. Solo una Europa Unita ha le risorse e le capacità per agire da grande paese nel mondo, a tutela dei nostri interessi e dei nostri valori di pace, democrazia e fiducia nel diritto internazionale, cose purtroppo sconosciute o quasi non solo a New Dehli ma in buona parte del resto del mondo.
     
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    Davvero un eccellente pezzo, che mi permetto di segnalare sul forum che gestisco. Aggiungerei solo una considerazione: i nostri due marò sono certamente rimasti invischiati in una vicenda più grande di loro e sono rimasti troppo a lungo bloccati in un Paese che li ha trattenuti senza formulare accuse per fargli scontare una condanna senza averli processati, tutto ciò anche a causa dell'inettitudine del governo Monti, perfettamente illustrata nell'editoriale. Fatte queste premesse, ritengo che non sia corretto accoglierli come eroi, perché anche se è vero che hanno obbedito agli ordini, ciò non li rende eroi o martiri, ma delle vittime di circostanze in cui le vere vittime rimangono i pescatori indiani che hanno perso la vita.
     
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    Le discussioni in Approfondimenti sono chiuse, si usano le discussioni nelle sezioni dedicate. Stranissimo sia riuscito a rispondere

    Comunque, grazie :)
     
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    Non ho ben capito (mia colpa) se questo post sia inteso come l'avvio di una discussione, separata ma parallela rispetto a quella già in corso in "Pirateria", oppure se il lucchetto significhi che commenti non sono previsti né graditi. Comunque, e visto che è stato toccato un punto importante:

    QUOTE
    ritengo che non sia corretto accoglierli come eroi, perché anche se è vero che hanno obbedito agli ordini, ciò non li rende eroi o martiri,

    L'obbedienza agli ordini non c'entra. Latorre e Girone meritano il massimo rispetto e oserei dire ammirazione per il comportamento assolutamente impeccabile che sono riusciti a tenere per tutti questi anni. E se poi fosse dimostrato, come io e ad altri sospettiamo, che in realtà i due (o almeno uno dei due) non abbiano sparato, ma si siano assunti la responsabilità come i più alti in grado per coprire i loro sottoposti, ebbene si potrebbe davvero parlare di qualcosa di molto, molto simile all'eroismo.

    PS: Il commento dei moderatori è apparso mentre stavo scrivendo. Mi scuso, cancellate pure tutto.
     
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    Il lucchetto inspiegabilmente non funziona. Comunque questo, come tutti gli altri approfondimenti, è di sola lettura. Si discute nella discussione specifica.
     
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    Mi scuso molto e rinnovo i complimenti.

    Naturalmente cancellate pure.
     
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5 replies since 30/5/2016, 13:30   452 views
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