GIBUTI: 23.200 kmq di fondamentale importanza strategica

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +7   Like  
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Autore
    Posts
    2,462
    STU
    +805

    Status
    Offline

    Gibuti:23.200 km² (8.958 miglia quadrate) di fondamentale importanza strategica

    La nazione africana, grande quanto la nostra Sardegna, ha assunto nel corso degli ultimi quindici anni un valore strategico immenso, grazie alla sua formidabile posizione tra Africa e Penisola Arabica, che consente il controllo del Mar Rosso, bacino dal quale passa, da e verso il Mediterraneo e l’Atlantico, buona parte del traffico petrolifero e commerciale mondiale.
    Gibuti è stata l’ultima colonia francese ad ottenere l’indipendenza da Parigi, concessa solo nel 1977.

    cartinagibuti

    Fondamentalmente, Gibuti è un Paese povero di risorse naturali che esporta ben poco e che dipende dall’Estero, importando praticamente tutto, ed ha un’economia basata principalmente sui servizi . Proprio su i servizi, come presto vedremo, ha creato la sua fortuna.
    Come tutti i Paesi Africani, ha avuto un recente passato post coloniale piuttosto burrascoso con scontri virulenti tra le etnie principali presenti. Al momento attuale, sembra godere di un periodo di relativa stabilità imposta, anche e soprattutto, dall’ingente presenza militare internazionale.

    djibouti_soldiers_Africa

    IL PASSATO COLONIALE FRANCESE CHE NON PASSA
    Parigi ha mantenuto sempre una decisa presenza militare in loco, sia pure “ricalibrandola” nel corso degli ultimi anni, perché parte del dispositivo militare, la 13ª DBLE (Demì Brigade Legion Etranger) è stata trasferita negli Emirati Arabi Uniti , a seguito di accordi di mutua assistenza militare siglati tra Francesi ed Emiratini.

    Nonostante l’avvenuto trasferimento della 13ª DBLE , il dispositivo militare francese rimane di tutto rispetto, perché consiste in più di 2.000 uomini con la componente aerea costituita da una squadriglia di cacciabombardieri multiruolo Mirage 2000, elicotteri Cougar e Gazelle (armati e non), aerei da trasporto C160NG Transall, nonché droni che, come vedremo nel corso dell’articolo, hanno assunto un’importanza fondamentale per le operazioni militari.

    francia_gibuti

    La componente terrestre rimane incentrata su uno squadrone di blindo da ricognizione armata AMX-10RC, veicoli blindati da trasporto truppe VAB ormai in via di integrazione (e parziale sostituzione) con i VBCI, mezzi da oltre trenta tonnellate armati con mitragliera da 25 mm e dotati di blindatura aumentata rispetto ai VAB. Diffusi anche veicoli leggeri fuoristrada armati in uso alle Forze Speciali e non, ed è presente anche una componente di artiglieria terrestre basata su mortai pesanti rigati TB-120R da 120 mm ed auto cannoni Caesar con cannone da 155 mm, nonché di artiglieria antiaerea dotata di sistemi missilistici a breve raggio Mistral.

    French_forces_Djibouti_400x300_SLD

    Anche la Marine Nationale è ivi presente con propria struttura logistica nel porto di Gibuti presso la quale sostano le unità impegnate per la missione internazionale di sorveglianza “Atlantia” e quelle impegnate per esigenze nazional.

    gibuti_porto

    ARRIVANO I DOLLARI
    Oltre alla detta cospicua ed importante presenza francese, Gibuti è salita agli onori della cronaca per aver concesso dall’ormai lontano 2001, nel quadro delle operazioni anti Al Qaeida poi evolutasi in anti ISIS o DAESH, l’antica base militare di Camp Lemonnier, già occupata dalla Legione Straniera, al comando centrale USA (United States Central Command) per le operazioni della Combined Joint Task Force - Horn of Africa (CJTF-HOA) nel contesto dell'Operazione Enduring Freedom - Corno d'Africa, che, nel corso degli anni, ne ha sestuplicato gli spazi passando dai 40 ettari originari agli attuali 250, trasferendovi uomini, aerei, droni e mezzi per condurre operazioni tra Corno d’Africa, Nord Africa, con un occhio al Sinai ed alla Libia in primis, Centro Africa (tutta la fascia sahariana), e Penisola Araba (appoggiando le operazioni delle coalizione a guida saudita) nello Yemen.

    Camp_Lem

    Dal 2009 in poi, il comando delle operazioni è passato dal Combined Joint Task Force - Horn of Africa (CJTF-HOA) ad AFRICOM, il Comando Strategico per le operazioni in Africa che ha sede in Europa, a ribadire l’estrema importanza che ha assunto l’Africa nella strategia statunitense di contenimento e sradicamento del fenomeno jihadista che vede gli statunitensi sempre più impegnati militarmente, direttamente, con le proprie forze speciali, aeree, terrestri e, indirettamente, fornendo consistenti aiuti militari nonché addestramento e supporto logistico/operativo ai Paesi Africani alleati che devono contrastare in casa proprio il multiforme fenomeno terroristico/guerrigliero di stampo islamista.

    Il numero dei militari e dei contractors è aumentato in modo esponenziale dai 650 uomini iniziali sino ai circa 4.500 odierni, di cui duemila dei reparti speciali dell’USSCOM e 150 in forza all’unità di intervento rapido per la protezione delle ambasciate, creata dopo il tragico attacco del 2012 portato alla sede diplomatica americana di Bengasi, in Libia, che costò la vita al responsabile statunitense e che divenne un caso politico molto grave per l’allora Amministrazione Obama, con il Segretario di Stato Hillary Clinton travolta dalle polemiche.

    gibuti

    Gli Stati Uniti versano annualmente a Gibuti 63 milioni di dollari per l’affitto della base, mentre il Pentagono nel 2013 ha disposto uno stanziamento straordinario di 1,4 miliardi di dollari per incrementare la sicurezza di tutte le installazioni strategiche del Paese.

    BASI, PORTO, AEROPORTO IL NUOVO ELDORADO DI GIBUTI
    A seguito degli Statunitensi, nel piccolo Paese africano, si sono presentati altri “attori” a richiedere, ed ottenere, dietro pagamento dell’affitto, il diritto di aprire basi o di appoggiarsi alle strutture esistenti, tra cui i principali sono la Germania, l’Olanda, la Spagna, la Gran Bretagna che, a sua volta, permette all’Australia di usufruire degli “spazi” britannici, nonché la Russia, la quale è ritornata nel Corno d’Africa dopo l’esperienza sovietica degli anni settanta tra Etiopia e Somalia. A questi “attori” europei si è aggiunto anche il Giappone che, nell’ambito del supporto alle operazioni internazionali anti terrorismo ed anti pirateria, fenomeno che ha flagellato (ancora presente ma in modo meno virulento) soprattutto il Mar Rosso ed il Mar Arabico, ha deciso di aprire una piccola base di sostegno logistico per le attività nipponiche in quell’area.

    giap_gibuti

    Infine, “last but not least”, anche Israele si è affacciato nell’area con un programma di sostegno e supporto alle Forze Armate di Gibuti, inviando un piccolo dispositivo di uomini e mezzi. Tra l’altro, ad un consorzio di industrie israeliane è andato l’appalto della messa in sicurezza, con telecamere, scanner ed impianti antintrusione dell’aeroporto internazionale della capitale.
    Tutto questo comporta la presenza a Gibuti di circa 15.000 militari stranieri con un giro di affari in termini di soli affitti di circa 100 milioni di dollari, diventata l’entrata principale delle modeste casse erariali del Paese.

    ECCO IL QATAR

    Gibuti ha sempre avuto buone relazioni con l'Etiopia, con la quale il piccolo paese intrattiene rapporti commerciali fondamentali per la propria economia. Rapporti meno cordiali sono in essere con l'Eritrea. Durante l’ultima guerra tra Etiopia ed Eritrea del 1998-2000 Gibuti non intervenne militarmente e non sostenne, almeno formalmente, alcuna delle due fazioni belligeranti, ma provvide ad interruppe le relazioni diplomatiche con l'Eritrea per tutta la durata del conflitto, ristabilendole solo alla sua conclusione. Subito dopo la fine della guerra, riallacciati i rapporti, la situazione sembrava migliorata, ma nel 2008 Gibuti ed Eritrea sono scese in guerra per contendersi la penisola desertica di Ras Doumeira. Tale conflitto si concluse con un nulla di fatto, ma gli Eritrei si ritirarono a seguito dell’intervenuto accordo tra Massaua e Gibuti per un arbitrato internazionale affidato al Qatar.


    (Mappa Interattiva - Cliccare o Toccare per interagire)

    Il piccolo ma potente emirato è considerato una sorta di anomalia all’interno del mondo arabo per la sua amicizia e collaborazione economica con l’Iran che lo ha portato in rotta di collisione con l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, feroci nemici dell’Iran e della galassia sciita. Il Qatar può permettersi di tenere testa ai potenti vicini arabi perché ha una delle economie più ricche e solide del Mondo, gestendo in cooperazione con l’Iran uno dei più grandi giacimenti planetari di gas, il che gli ha permesso di costruire un Fondo Sovrano talmente importante da essere diventato partner strategico di diversi Paesi occidentali tra cui l’Italia, la Francia, la Gran Bretagna, gli Stati Uniti ai quali si è aggiunta la Turchia che nutre ambizioni di ricreare una grande zona di influenza in tutto il Medio Oriente, il Nord Mediterraneo e nel Mar Rosso. Forte di queste solide amicizie, tramutatesi in accordi militari di cooperazione, sviluppo e protezione, il Qatar persegue una politica contraria agli interessi dell’Arabia Saudita ed degli EAU, anche perché ha nel suo territorio la più grande base aeronavale statunitense del Golfo Persico.

    qatar_gibuti_0

    Detto ciò, al Qatar non è sembrato vero di poter mettere piede sul suolo africano grazie alla richiesta congiunta eritrea-gibutiana di arbitrato e, sulla base di questa legittima istanza ha correttamente inviato un suo dispositivo militare a presidiare la penisola di desertica di Ras Doumeira.

    Sfruttando questa situazione, ed in virtù degli ottimi e storici rapporti economici sussistenti tra Addis Abeba e Gibuti, lo stesso Qatar insieme a Dubai ha finanziato e fatto costruire ad imprese cinesi il terminale di dal quale sarebbe partito il collegamento ferroviario tra i due Paesi.

    E’ notizia recente che sono sorti dissidi tra Dubai e Gibuti a proposito del terminal di Doraleh cui il Paese africano contesta il contatto di concessione a favore dell’Emirato per motivi di sicurezza nazionale. Possibile, anzi probabile, che dietro la mossa gibutiana possano esserci gli Statunitensi che si sono trovati a dover gestire la presenza spiacevole, per i loro interessi, dei Cinesi.

    PECHINO EXPRESS
    Come detto, la presenza cinese si è materializzata con la costruzione del terminal di Doraleh, appaltato dal Qatar e da Dubai, nonché con la costruzione della linea ferroviaria elettrificata Addis Abeba-Gibuti, finanziata per il 70% da Pechino, lunga 760 chilometri, costruita in tre anni e mezzo e costata quattro miliardi di dollari.

    Cartina_ferrovia_adiss_adeba_gibuti

    Inaugurata nel gennaio 2017, la ferrovia con elettromotrici e vagoni costruita in Cina è entrata in funzione nell’estate dello scorso anno, in teoria riducendo i tempi di percorrenza a meno di dodici ore.

    Part_PAR_Par8189804_1_1_0

    Ma i Cinesi non si sono fermati ed hanno anche acquistato dagli arabi il 25% del porto commerciale, costruendo, come detto, il nuovo terminal petrolifero con uno scalo container, completando un gigantesco porto multifunzionale il tutto per favorire la “conquista” cinese del Continente Africano.

    porto_gibuti

    Come inevitabile corollario di questo sforzo economico commerciale non poteva mancare l’apertura a Gibuti di una base cinese che andrà ad ospitare a regime circa cinquemila uomini, con mezzi, aerei ed elicotteri, nonché con la possibilità per la Marina di Pechino di poter usufruire delle modernissime strutture portuali appena fabbricate.

    china_gibuti

    UN POSTO AL SOLE ANCHE PER ROMA
    Alla fiera delle basi e strutture logistiche non poteva di certo mancare anche Roma che, avendo assunto impegni internazionali sempre più complessi e ad ampio respiro ha la necessità di organizzare basi ed hub fuori dal territorio nazionale per ottimizzare il flusso logistico ed operativo. In questo quadro, dopo le basi aperte in Kuwait e Bahrein, nostri fedeli alleati nella Penisola Arabica, per far fronte alle esigenze imposte dalle missioni internazionali anti terrorismo ed anti pirateria, si è deciso di costruire una base permanente a Gibuti.

    gibuti_base_supporto_guillet1

    La Base Militare Italiana di supporto "M.O.V.M. (Medaglia d’Oro al Valor Militare) Ten. Amedeo Guillet" è situata nei pressi della città di Loyada a soli 7 km dal confine “caldo” con la Somalia. Ospita mediamente 80 militari ma può accogliere fino a 300 persone e ha il compito principale di supporto logistico alle operazioni in Africa Orientale e nell'Oceano Indiano. La base è stata costruita in soli due mesi dal 6º Reggimento Genio Pionieri, ed è stata inaugurata il 23 marzo 2013. Attualmente, sotto l’egida del ministero della Difesa e di quello degli Esteri, si svolgono anche corsi di formazione a favore della polizia somala, del Sudan, Kenya, Burundi, Ruanda, Sud Sudan nonché delle forze di sicurezza della stessa Gibuti.

    gibuti_genio

    gibuti_italia

    gibuti_addestratori

    La base è un vero e proprio hub dove si appoggiano i militari delle nostre Forze Speciali in missione, tra cui anche i Carabinieri del GIS (Gruppo Intervento Speciale) che sono i principali addestratori degli operatori africani.

    gibuti_MM

    Ma la presenza italiana è stata da subito notevole, in quanto già dal 2014 e sino a tutto il 2016, cessata l’esigenza, l’Aeronautica Militare ha rischierato una coppia di MQ-1 Predator, uav di sorveglianza a medio raggio, in forza al 32° Stormo di Foggia-Amendola andando a costituire la Task Air Force Gibuti. I Predator, grazie all’autonomia di volo di 12 ore, hanno permesso di monitorare costantemente ed a lunga distanza l’area del Mar Rosso che arriva allo stretto di Bab-el-Mandeb o Porta delle lacrime, da cui transita il 70% del traffico petrolifero mondiale, assieme al 40% del traffico marittimo mondiale, ed al Mar Arabico.

    Gibuti_AM

    CONCLUSIONI
    Un piccolo ed arido territorio è diventato di vitale interesse per le dinamiche mondiali, nessuna esclusa. Si può dire, tranquillamente, che in quei 23.200 km quadrati siano presenti tutte le Potenze mondiali, ognuna portatrice dei propri interessi talvolta convergenti ma molto spesso divergenti con quelli delle altre potenze.

    La novità cinese porterà nuovi disequilibri nell’intera area perché andrà a cozzare contro gli interessi occidentali e statunitensi che devono contenere su scala globale la fortissima espansione commerciale, finanziaria, tecnologica e militare messa in campo in questo decennio dalla Cina del Presidente Xi Jinping, il quale ha ottenuto dal Partito Comunista del gigante asiatico la riforma del limite dei due mandati. Il Dragone Cinese ha un nuovo Imperatore e la piccolissima Gibuti è divenuta la Porta d’Accesso per la conquista del Continente Africano, nonché base militare strategica per le operazioni aeronavali nel Mar Rosso-Golfo Persico- Oceano Indiano.

    I Quaderni di Ares-Osservatorio Difesa

    Edited by Badman - 29/3/2018, 14:49
     
    .
0 replies since 29/3/2018, 11:00   1080 views
  Share  
.