Potere marittimo

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    Si è deciso di aprire la presente discussione per disporre di un luogo ove trattare in modo specifico del potere marittimo.
    Si auspica possa nascerne un dibattito stimolante su un ambito di fondamentale importanza per l’Italia, potenza marittima per storia e vocazione.



    Inizio con alcune considerazioni sulle dimensioni delle navi da guerra, argomento ultimamente frequentemente trattato.
    Mi sembrano molto diffuse le valutazioni a favore delle navi piccole, portaerei ma non solo, ritenute più sicure nei confronti delle crescenti minacce rispetto alle navi grandi, o comunque considerate meno paganti come bersagli.

    A mio parere il ragionamento dovrebbe partire dalle differenze di compiti e necessità tra navi da battaglia e navi per la protezione delle linee di traffico, ovvero tra unità per il conseguimento del controllo del mare e unità per l’esercizio di tale controllo.
    Per le prime si deve trovare, come si diceva una volta, un equilibrio positivo tra potenza di fuoco, protezione e velocità, con l’obiettivo della massima efficacia bellica possibile. Questo storicamente le ha normalmente portate a essere grosse e potenti e di dimensioni crescenti con l’evoluzione tecnologica: fu così per le quinqueremi dell’antichità cui Roma dovette passare, aggiungendole alle più piccole triremi che già impiegava, quando decise di contendere il controllo del mare a Cartagine; fu così per la transizione dal remo alla vela, poi nell’epoca della vela con, per esempio, i vascelli da cinquanta cannoni finiti ben presto fuori dalla linea di fila, perché troppo poco armati; fu così nuovamente con le corazzate e le portaerei nel secolo scorso.
    Per le seconde, le navi sottili destinate alle scorte e a tutte le missioni di esercizio del controllo del mare, è invece fondamentale il numero di scafi armati, in modo da poter far fronte a tutti i compiti. Quindi meglio tipi relativamente leggeri e con armamento contenuto (e pertanto economici), ma numerosi.

    A tutto ciò si aggiunge una differenza legata ai teatri principali di operazione: sugli oceani servono grandi autonomie, dati gli spazi in gioco; nei mari chiusi elevate capacità difensive, potendo le minacce giungere da molteplici direzioni ed in qualunque momento.

    Per inquadrare la situazione attuale bisognerebbe infine considerare quanto accaduto nella storia recente: durante gli anni della Guerra Fredda praticamente solo la U.S. Navy mantenne una vera flotta da battaglia, mentre alle altre Marine occidentali vennero riservati soprattutto compiti specifici a sostegno delle navi statunitensi, come lotta antisom, scorta convogli logistici e mercantili, protezione di punti focali di transito o degli approcci terrestri europei. Questo naturalmente si ripercosse sulle tipologie delle navi in servizio e sulle loro dimensioni.
    Ora però la situazione strategica è mutata, e si osservano diverse Marine apprestare nuovamente flotte composite, delle quali faranno parte anche navi da battaglia.

    In conclusione quindi, secondo me torneranno le grandi navi e nello stesso tempo le flotte riprenderanno a crescere in dimensioni, grazie in primo luogo ad un aumento del numero delle unità di scorta. Qualche movimento in tal senso si sta già iniziando a vedere, in Estremo Oriente, ma anche in Occidente.
     
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    Per l'Italia bisognerà rivedere la riforma Di Paola e poi capire se le modifiche saranno sostenibili in un momento economico non certo dei migliori...
     
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    Lo penso anch'io: i numeri attuali, dettati dalla Legge Di Paola, sembrano assolutamente insufficienti già per la Marina di oggi, figurarsi per quella più potente che la situazione internazionale in evoluzione ci richiederà di avere domani.
     
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    Come potete pensare che la politica italiana attuale decida di spendere pìù di quanto già speso obtorto collo in nome del "potere marittimo"?
    A parte il fatto che poi quando serve usare le navi, tipo a Cipro o in Libia, si vedono i risultati.
     
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    CITAZIONE (Musamava @ 19/1/2020, 21:06) 
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    Inizio con alcune considerazioni sulle dimensioni delle navi da guerra, argomento ultimamente frequentemente trattato.
    Mi sembrano molto diffuse le valutazioni a favore delle navi piccole, portaerei ma non solo, ritenute più sicure nei confronti delle crescenti minacce rispetto alle navi grandi, o comunque considerate meno paganti come bersagli.

    ...

    Storicamente il potere navale si esercitava sulle acque appena fuori dal tiro delle batterie costiere, un tempo tre miglia appena e tutti gli ammiragli del passato, Nelson in testa, erano sempre a disagio ad operare in quella sottile striscia dove dovevano vedersela non con navi nemiche ma con cannoni solidamente appoggiati al suolo. L'influenza dell'aereo sul potere marittimo, un qualcosa che rassomigliava molto ad una batteria costiera che tirava non più a qualche miglio ma a centinaia di miglia di distanza ha sconvolto completamente la natura del potere navale già dai tempi della Seconda Guerra Mondiale.

    I missili antinave dei giorni nostri non sono una semplice evoluzione della minaccia aerea, a mio avviso costituiscono un salto qualitativo enorme, questi rassomigliano molto di più degli aerei all'artiglieria costiera di un tempo e l'approccio attuale, di contrastare il missile antinave con la stessa logica (benché evolutiva) dell'antiaerea temo si perdente.

    Che questa consapevolezza si stia diffondendo ce lo segnala l'interesse verso la dispersione su molte piattaforme più piccole, anche unmanned, del potere navale, si fanno i conti con la certezza di ricevere molti colpi a bordo.

    Ritengo perciò che le flotte destinate ad operare entro alcune centinaia di miglia dalle coste avversarie tenderanno ad essere composte da unità più piccole e numerose. Al contrario, le unità dedicate ad esprimere il potere navale in mare aperto continueranno a crescere di dimensioni per affrontare, con dispositivi difensivi più potenti, i (relativamente pochi) missili antinave in grado di colpire efficacemente a molte centinaia di miglia.

    Immagino altre evoluzioni dell'espressione del potere navale in quell'area di più grave minaccia missilistica.
    Intanto l'affermarsi della portaerei leggera, priva, rispetto alle superportaerei classiche, di aerei AEW, EW, AS e COD, tutte funzionalità ottenibili da propri aerei basati a terra o sulle navi di scorta.
    Poi immagino il ritorno massiccio alla corazzatura delle navi. Diventata obsoleta per l'impossibilità di resistere a proiettili nucleari, torna ad essere valida contro le testate dei missili, considerata anche l'ineluttabilità di ricevere colpi a bordo.
    Il mezzo subacqueo guadagnerà sicuramente nuovi spazi, vista la sua invulnerabilità al missile antinave. Per fronteggiare adeguatamente lo scenario che si prospetta, immagino, oltre al classico sottomarino destinato come ora ad operare isolato in aree totalmente controllate dal nemico, anche la creazione di unità totalmente nuove, sommergibili e semisommergibili, destinate a navigare prevalentemente in superficie in formazione con altre tradizionali unità di superficie in zone dove al nemico è interdetto di operare con mezzi antisom. Queste unità avrebbero la capacità di immergersi quando necessario per sventare gli attacchi missilistici e di operare nelle posizioni più avanzate della formazione.
    La logica sarebbe di usare le navi di superficie solo per installare i sensori radar e i mezzi di comunicazione e per imbarcare elicotteri mentre i mezzi sommergibili e semi-sommergibili costituirebbero le navi arsenale con tutti i missili antiaerei, antinave e da attacco terrestre a disposizione della formazione.
     
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    non sono praticissimo, ma ho paura che le potrebbero arrivare delle obiezioni
     
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    Ben vengano, è proprio lo scopo del mio post, il forum è appunto un luogo per esporre opinioni ed obiezioni, altrimenti sarebbe un teatrino.
     
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    CITAZIONE (ArmchairAdmiral @ 20/1/2020, 13:35) 
    CITAZIONE (Musamava @ 19/1/2020, 21:06) 
    ...


    Inizio con alcune considerazioni sulle dimensioni delle navi da guerra, argomento ultimamente frequentemente trattato.
    Mi sembrano molto diffuse le valutazioni a favore delle navi piccole, portaerei ma non solo, ritenute più sicure nei confronti delle crescenti minacce rispetto alle navi grandi, o comunque considerate meno paganti come bersagli.

    ...

    Storicamente il potere navale si esercitava sulle acque appena fuori dal tiro delle batterie costiere, un tempo tre miglia appena e tutti gli ammiragli del passato, Nelson in testa, erano sempre a disagio ad operare in quella sottile striscia dove dovevano vedersela non con navi nemiche ma con cannoni solidamente appoggiati al suolo. L'influenza dell'aereo sul potere marittimo, un qualcosa che rassomigliava molto ad una batteria costiera che tirava non più a qualche miglio ma a centinaia di miglia di distanza ha sconvolto completamente la natura del potere navale già dai tempi della Seconda Guerra Mondiale.

    (...)

    A me sembra che il potere navale, esercitandosi dove il mare viene usato, non sia vincolato ad una parte determinata degli specchi d'acqua (oltre le tre/sei/dodici o più miglia).
    All'epoca della vela, più problematica della vicinanza alle batterie costiere era, penso, quella alle coste in generale, in relazione a vento e marea. Comunque non credo che Nelson fosse particolarmente a disagio nei confronti delle batterie costiere, a giudicare da come attaccò Copenhagen.
    Negli ultimi secoli la tecnologia si è notevolmente evoluta, ma non mi pare abbia stravolto la natura del potere marittimo in generale e navale in particolare: le comunicazioni marittime, in ampia accezione del termine, continuano ad essere il principale ambito di attività del potere marittimo; nel campo strettamente navale, si è assistito fondamentalmente ad un aumento delle distanze di ingaggio.


    CITAZIONE (ArmchairAdmiral @ 20/1/2020, 13:35) 
    (...)

    Che questa consapevolezza si stia diffondendo ce lo segnala l'interesse verso la dispersione su molte piattaforme più piccole, anche unmanned, del potere navale, si fanno i conti con la certezza di ricevere molti colpi a bordo.

    Ritengo perciò che le flotte destinate ad operare entro alcune centinaia di miglia dalle coste avversarie tenderanno ad essere composte da unità più piccole e numerose. Al contrario, le unità dedicate ad esprimere il potere navale in mare aperto continueranno a crescere di dimensioni per affrontare, con dispositivi difensivi più potenti, i (relativamente pochi) missili antinave in grado di colpire efficacemente a molte centinaia di miglia.

    (...)

    Probabilmente fraintendo io, ma mi sembra che la prima frase presenti una contraddizione: dal momento che le navi maggiormente in grado di ricevere colpi sono quelle grandi, in quanto "artificialmente immunizzabili" (per usare le parole dell'ammiraglio Fioravanzo), se si avesse la certezza di essere colpiti non si costruirebbero scafi piccoli, ma grandi. Gli scafi piccoli, "naturalmente immuni" (sempre con parole di Fioravanzo) per le loro dimensioni molto limitate, potrebbero fare da contorno per compiti di sostegno, dal momento che le stesse ridotte proporzioni ne limiterebbero l'efficacia bellica.

    Credo inoltre che il fattore determinante delle dimensioni delle navi non sia la distanza dalla costa alla quale esse dovrebbero prevedibilmente operare, ma la funzione loro attribuita e di conseguenza i compiti che verrebbero loro assegnati.
    Una unità d'assalto anfibio anche se grossa si avvinerà alla costa per compiere la propria missione, così come lo faranno quelle destinate ad appoggiarne l'attacco (le quali per meglio riuscire in tale compito saranno piuttosto grosse a loro volta, immagino). Ovviamente a monte vi sarà stata la conquista di un controllo del mare adeguato, per ampiezza e durata, all'operazione prevista.
    Infine, quale sarebbe la logica di costruire navi grandi e potentemente difese per affrontare poche minacce in alto mare, mentre scafi piccoli e quindi inevitabilmente poco o punto protetti dovrebbero sfidare munitissime coste? E nei mari chiusi, dove anche in alto mare si è raggiungibili e attaccabili da molteplici tipi di mezzi e armi, bisognerebbe pertanto operare solo con unità sottili?

    Come ho già scritto, penso le navi piccole aumenteranno (con equipaggi e forse anche telecomandate e autonome), ma non perché considerate maggiormente immuni rispetto alle grandi navi di fronte a minacce crescenti, bensì perché con la ripresa della competizione sul mare e per il mare si moltiplicheranno gli impegni cui far fronte, con un conseguente ritorno a specializzazioni e suddivisioni funzionali all'interno delle flotte.
     
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    Per doverosa memoria, magari agli utenti che in futuro rileggessero questa conversazione, inserisco i link a due articoli che probabilmente, nei giorni scorsi, molti hanno già avuto modo di leggere sull'argomento :



     
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    Mi sembra un'utile e chiara introduzione al problema strategico italiano sul mare...
    www.difesaonline.it/mondo-militare...si-mediterraneo

    con un solo appunto.
    Laddove si legge:

    "In sostanza l’Italia deve appoggiarsi all’estero per mantenere in vita il suo sistema economico. Dall’impero romano in poi, quando ha avuto a disposizione flotte per tutelare i propri interessi sul mare essa ha prosperato, quando non ha avuto a disposizione navi per contrastare la volontà dell’avversario del momento la sua economia è regredita."

    si dovrebbe aggiungere la postilla del caso particolarissimo attuale: non bastano le flotte, se non si possiede la volontà politica di impiegarle.

    Un saluto.
    TS
     
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    CITAZIONE (roscon @ 15/6/2020, 20:29)
    Ma cosa prevedono i dossier secretati per il Mediterraneo nei prossimi 40 anni? Se MMI vuole navi con 64 vls 8 Teseo EVO e tutto il resto temo un futuro poco tranquillo.
    (...)

    Riprendo il quesito dalla discussione DDX, parendomi la presente sede più adatta al tema.


    Chiaramente non so cosa sia stato previsto, posso solo esprimere considerazioni sulla base dello strumento navale in via di realizzazione e della mia valutazione della situazione geopolitica.

    Il contesto internazionale è ormai cambiato: terminata l’epoca della globalizzazione, si torna ad un confronto tra Stati e gruppi di Stati. Tutto sembra anticipare che tale confronto avrà come teatro principale i mari del globo, con l’obiettivo di giungere a garantirsene un utilizzo quanto meno condizionato possibile (il che per alcuni significherà sfidare apertamente chi detiene il controllo supremo sui mari, ovvero gli Stati Uniti).
    Da queste premesse discende che nei prossimi anni vedremo una generalizzazione della corsa al riarmo navale già in atto, con i molti Stati interessati che cercheranno di realizzare le flotte più potenti che sarà loro possibile. I minori o meno marittimi si orienteranno verso la negazione delle acque (oggi va di moda l’anglico Anti access - area denial), quasi tutti cercheranno di disporre di capacità di esercizio del controllo del mare (facendo eventualmente affidamento su qualche alleato per il necessario controllo delle acque), le potenze marittime punteranno invece alla realizzazione di flotte quanto più equilibrate e consistenti possibile e dotate di significative componenti da battaglia (quelle rarefattesi sui mari dopo la Seconda guerra mondiale e sostanzialmente scomparse dopo la conclusione della Guerra fredda).

    A me pare, sulla base dei programmi di rinnovamento della nostra flotta noti, che la Marina (e quindi l’Italia) abbia ben compreso la situazione e si stia muovendo con buona rapidità, per porsi nelle condizioni di poter acquisire e mantenere un controllo dei mari correlato agli interessi nazionali, nonché per essere in grado di sfruttare opportunamente il suddetto controllo.
    Al riguardo vorrei ribadire che in relazione alle necessità italiane, con Mediterraneo non può che intendersi Mediterraneo allargato, area marittima nella sua interezza per noi focale; nel contempo però bisognerebbe abituarsi a ragionare in termini più ampi, essendo la vastità dei nostri interessi tale da richiedere una presenza significativa dall’Oceano Atlantico all’Oceano Indiano e saltuaria ovunque sui mari.

    Le nuove navi di cui parliamo in questi giorni saranno, a mio avviso, opportuno complemento delle nostre portaerei, andando a formare con esse la componente superiore dello strumento navale, il nucleo delle forze da battaglia. Saranno inevitabilmente grosse, potenti e protette, dovendo poter affrontare, se del caso, formazioni navali da battaglia magari pure numericamente superiori (oltre ovviamente alle più varie difese costiere).
    Per altro, a chi obiettasse che in Europa non vi sono, né ad oggi risultano ufficialmente previste, navi del genere, dopo aver sottolineato l'importanza di precorrere i tempi, vorrei far presente come invece in Asia stiano ormai diventando numerose (per cui prima o poi ne rivedremo di similari anche in altri Stati europei) e che di conseguenza inevitabilmente in futuro ci si troverà ad incrociarne nell’Oceano Indiano.

    Infine, una nota scherzosa: veramente si giungerebbe a preoccuparsi per un eventuale eccesso di missili sulle nostre nuove unità da battaglia, dopo tutte le vesti stracciate negli anni per la presunta insufficienza di tali armi a bordo nelle navi della Marina? Se poi dicessi che a mio avviso i pozzi realmente previsti potrebbero essere più di sessantaquattro, forse novantasei?
     
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    Su unità da 11.000t i 96 vls dovrebbero essere la normalità. Anche perché quelle unità dovranno compensare i 16vls di Fremm e PPA F.
    E attenzione a volere una super marina perché poi se c'è da menare le mani diventa difficile non assumersi responsabilità. E vista la poca voglia di menare le mani dei nostri governi...
     
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    Infine, una nota scherzosa: veramente si giungerebbe a preoccuparsi per un eventuale eccesso di missili sulle nostre nuove unità da battaglia, dopo tutte le vesti stracciate negli anni per la presunta insufficienza di tali armi a bordo nelle navi della Marina? Se poi dicessi che a mio avviso i pozzi realmente previsti potrebbero essere più di sessantaquattro, forse novantasei?

    Allora non sono solo io a fare quello che si lamenta sempre e a dire che qualche pozzo in più non guasterebbe :fischiet:

    Resta sempre il punto dolente, io posso pensare che servirebbero almeno 3 nuovi DDG (per arrivare a 5) e magari con più missili, e potrei avere ragione, ma resta il fatto che dobbiamo capire cosa vogliamo fare di queste navi come Paese.
    Vediamo che viene messo nero su bianco la necessità dei cruise, ma come si inseriscono questi nella nostra politica navale, che sembra fatta più di presenza e sorveglianza che non di intervento? Essendo poi probabilmente Tomahawk, di che si tratta, lanciare qualche missile a corredo del centinaio che lanceranno gli americani al prossimo raddrizzamento di gambe altrui?

    Queste navi sembrano indicare la voglia da parte di MMI di un salto di qualità nella politica marittima del Paese, solo che il Paese, a cominciare dalla politica, non lo sa. Noi sul forum possiamo essere tutti d'accordo sul fatto che nella situazione attuale, la capacità di fare deterrenza con sistemi d'arma più offensivi sta diventando sempre più necessaria, ma se manca la volontà di usarla era meglio rivedere i vecchi Doria e finiva lì, le capacità difensive sembrano essere le medesime, parificate le differenze di 20 anni di evoluzione elettronica.
    Si è voluto specificatamente puntare su nuove capacità offensive piuttosto che in un maggior numero di missili antiaerei, anche per i nuovi U212 si parla di missili a cambiamento di ambiente anche se non sappiamo ancora in che forma. Rischiamo però di vedere sprecato il "plus" che sistemi del genere ci darebbero nel mediterraneo se non si sa sfruttare l'effetto di deterrenza che sistemi del genere anno.

    Se un domani dovessimo schierare una di queste navi a largo di Tripoli, l'Haftar di turno dovrebbe pensare, un attimo, sono proprio sicuro di voler lanciare la mia offensiva o magari a questi salta la mosca al naso? Se si trattasse di una Fremm o di un Doria potrebbe pensare di correre il rischio, con una nave dotata di armi deep strike anche muoversi lontano dalla costa diventerebbe potenzialmente letale. ma nello stato attuale potremmo anche avere un Kirov con 96 pozzi tutti da deep-strike, la deterrenza sarebbe più o meno pari a quella di una Maestrale: finchè non la attacchi direttamente, non hai nulla da temere.
     
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    CITAZIONE (Giacomo_FD @ 16/6/2020, 18:54) 
    (...)

    Resta sempre il punto dolente, io posso pensare che servirebbero almeno 3 nuovi DDG (per arrivare a 5) e magari con più missili, e potrei avere ragione, ma resta il fatto che dobbiamo capire cosa vogliamo fare di queste navi come Paese.
    Vediamo che viene messo nero su bianco la necessità dei cruise, ma come si inseriscono questi nella nostra politica navale, che sembra fatta più di presenza e sorveglianza che non di intervento? Essendo poi probabilmente Tomahawk, di che si tratta, lanciare qualche missile a corredo del centinaio che lanceranno gli americani al prossimo raddrizzamento di gambe altrui?

    Queste navi sembrano indicare la voglia da parte di MMI di un salto di qualità nella politica marittima del Paese, solo che il Paese, a cominciare dalla politica, non lo sa. Noi sul forum possiamo essere tutti d'accordo sul fatto che nella situazione attuale, la capacità di fare deterrenza con sistemi d'arma più offensivi sta diventando sempre più necessaria, ma se manca la volontà di usarla era meglio rivedere i vecchi Doria e finiva lì, le capacità difensive sembrano essere le medesime, parificate le differenze di 20 anni di evoluzione elettronica.
    Si è voluto specificatamente puntare su nuove capacità offensive piuttosto che in un maggior numero di missili antiaerei, anche per i nuovi U212 si parla di missili a cambiamento di ambiente anche se non sappiamo ancora in che forma. Rischiamo però di vedere sprecato il "plus" che sistemi del genere ci darebbero nel mediterraneo se non si sa sfruttare l'effetto di deterrenza che sistemi del genere anno.

    Se un domani dovessimo schierare una di queste navi a largo di Tripoli, l'Haftar di turno dovrebbe pensare, un attimo, sono proprio sicuro di voler lanciare la mia offensiva o magari a questi salta la mosca al naso? Se si trattasse di una Fremm o di un Doria potrebbe pensare di correre il rischio, con una nave dotata di armi deep strike anche muoversi lontano dalla costa diventerebbe potenzialmente letale. ma nello stato attuale potremmo anche avere un Kirov con 96 pozzi tutti da deep-strike, la deterrenza sarebbe più o meno pari a quella di una Maestrale: finchè non la attacchi direttamente, non hai nulla da temere.

    Quello della politica italiana remissiva che renderebbe inutile disporre di determinate capacità militari è un classico, almeno degli ultimi lustri. Personalmente non concordo con questa visione, per quanto vicende recentissime come quelle legate alla Libia o a Cipro sembrino confermarla.
    Dotarsi di un valido strumento navale realmente operativo richiede molti anni, forse decenni, mentre per cambiare linea politica potrebbe in casi estremi bastare una singola riunione di vertice. Tra l’altro non mi sembra molto corretto affermare che noi mai si scelgano le vie belliche, dal momento che, per esempio, nel 2011 impiegammo il Garibaldi per tre mesi al largo della Libia (ma sui retroscena di quella situazione e sulle ragioni e l’utilità della conseguente operazione vi è ancora molto da appurare, stimo, e serviranno anni).

    Comunque ormai ci troviamo, ripeto, in una situazione storica diversa rispetto a quella degli ultimi trent’anni, e pertanto differenti saranno molte valutazioni, a vari livelli. Se il Paese probabilmente è poco attento alle scelte relative al potere marittimo nazionale, non penso proprio la politica possa esserne all’oscuro: lo sviluppo della Marina, e delle Forze Armate in generale, non può prescindere, a mio avviso, da un avallo di vertice; che poi al tutto venga riservata poca pubblicità, è altra questione.

    Infine, una piccola nota: nella pratica il potere marittimo si esplica quasi sempre con presenza, sorveglianza, diplomazia marittima, raramente con diplomazia delle cannoniere (oggigiorno avente normalmente la forma di qualche missile lanciato o di qualche bomba sganciata alla bisogna); solo in guerra si passa al blocco navale, alle scorte, a combattimenti che non siano semplici scaramucce.


    CITAZIONE (Giacomo_FD @ 16/6/2020, 18:54) 
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    Infine, una nota scherzosa: veramente si giungerebbe a preoccuparsi per un eventuale eccesso di missili sulle nostre nuove unità da battaglia, dopo tutte le vesti stracciate negli anni per la presunta insufficienza di tali armi a bordo nelle navi della Marina? Se poi dicessi che a mio avviso i pozzi realmente previsti potrebbero essere più di sessantaquattro, forse novantasei?

    Allora non sono solo io a fare quello che si lamenta sempre e a dire che qualche pozzo in più non guasterebbe :fischiet:

    (...)

    Non intendevo dolermi dei sessantaquattro pozzi verticali, ma rilevare semplicemente come a mio avviso il numero effettivamente previsto, stando al disegno, potrebbe essere superiore.
     
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