Fenomeni migratori.

Spostamenti di popoli a livello globale

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    CITAZIONE (EdoBss @ 17/2/2024, 21:11) 
    Io faccio fatica a giudicare chi fa migliaia di chilometri a piedi, nel deserto, pagando con tutto ciò che ha per tentare un viaggio potenzialmente letale che culmina con l'attraversamento del Mediterraneo in barconi di plastica.

    Faccio davvero tanta, tanta fatica.

    Attratto dal welfare europeo che non ha contribuito a generare...

    P. S. il mondo non è un posto molto facile e più spesso vale la regola millenaria che mors tua vita mea...
     
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    Che la Libia non sia un porto sicuro non ci piove ma non può essere una scusa per subire i flussi migratori.

    Su cosa sia la magistratura nostrana ho una mia idea, ma non la espongo per non violare il regolamento.
     
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    Io continuo a pensare che ci piove, ci piove.

    Quanti italiani ancora oggi lavorano in Libia?

    Ma che discorsi sono, si mischia "stato democratico di diritto tollerante verso gli immigrati clandestini" con il concetto di posto dove sbarcare un naufrago?

    Ma quale posto può essere più adatto del porto da cui è partito?
     
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    Io faccio fatica a giudicare chi fa migliaia di chilometri a piedi, nel deserto, pagando con tutto ciò che ha per tentare un viaggio potenzialmente letale che culmina con l'attraversamento del Mediterraneo in barconi di plastica.

    Faccio davvero tanta, tanta fatica.

    Nessuno sta giudicando nessuno. Quello che fanno lo fanno per le loro ragioni, spesso personali. Alcuni vanno fino in fondo, altri rinunciano, qualcuno cambia idea, molti altri non ci pensano proprio a partire. Non è questo il punto.

    Il problema, è una situazione in cui l'asettica applicazione di leggi e regolamenti nonché di norme morali è complicata dal fatto che la situazione di pericolo non arriva come evento fortuito ma è scelta consapevolmente. Chi parte sa di rischiare, spesso chiamavano direttamente la guardia costiera italiana appena fuori dalle acque libiche. Evidentemente per loro il gioco vale la candela, ma è chiaro che la situazione non è quella di una nave che colpisce uno scoglio o di pescatori in balìa di una tempesta: si è formato un cortocircuito tra quelle che sono sacrosante norme umanitarie, il diritto marittimo e le leggi sull'immigrrazione e le necessità di sicurezza. E questo le organizzazioni criminali che lucrano sul fenomeno lo sanno bene, e ci giocano sopra. Si tratta di un grosso conflitto di interessi che non ha una formula di risoluzione per salvare capra e cavoli: gli aspiranti nuovi europei sono troppi perché si possa accettare tutti, porre ostacoli significa colpire i diritti individuali di costoro.

    Certificare questo o quel paese porto sicuro o no cambia poco. C'è chi vorrebbe considerare porto sicuro solo i paesi pienamente democratici, quindi quelli europei. C'è chi pensa "basta che non anneghino, sono naufraghi o no?". A mio avviso la Libia è in una situazione tale che è arduo pensare di considerarla porto sicuro per i migranti, perché è sede di molte organizzazioni criminali che li sfruttano e li maltrattano in quanto stranieri e i in quanto migranti, poi li taglieggiano per offrire loro un passaggio malfermo verso la libertà... o verso la morte. Ma non possiamo chiedere a una pronuncia di un tribunale di toglierci le castagne dal fuoco nel decidere come affrontare la situazione, magari auspicando che certifichi sicurezza dove sicurezza non c'è.
     
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    Aggiungo che, come è già stato fatto notare, non è il caso di un soggetto partito dal punto A che fa naufragio nel punto B e che si vede sì salvato ma poi (de)portato in un improbabile punto C.
    Parliamo di gente che viene ricondotta, in ipotesi, nel punto da cui è partita; non nel punto dove è nata e da cui fugge, ma nel punto dove si è recata per poi proseguire ed essere "salvata".
    Se è un porto sicuro, bene; se è un porto insicuro è il porto che loro stessi hanno scelto. Poi possiamo discutere quanto questa scelta sia stata libera e quando condizionata da fattori esterni forse anche vincolanti.
    Ma quello che ne viene fuori è che pretendere di gestire il fenomeno migratorio discutendo di porto sicuro è più un esercitazione intellettuale che altro, non è un approccio reale al tema.
    Tema che non ha soluzioni facili, e che quale che sia quella adottata prevede il sacrificio di alcuni principi morali, perché altri sono confliggenti. Bisogna avere il coraggio di operare una scelta, sapendo che presenterà anche un prezzo etico. Altrimenti stiamo volgendo le spalle al problema.
    Il tutto e subito lasciamolo agli hippy del '68, nel mondo reale non ha posto.
    Sto sollevando io per primo il problema senza proporre una soluzione? Sì, è vero. Però la soluzione ce l'avrei, discutibile come tutte; però esporla sarebbe anche politica interna.
    Per favore, discutiamo del fenomeno migratorio in generale, senza lo sguardo sempre puntato su Lampedusa.

    Edited by Ortigara2 - 18/2/2024, 13:46
     
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    Dando per scontato che la Libia non sia porto sicuro dato che ci sono 2 fazioni che si combattono etc.. il 90% dei salvataggi avviene in zone molto vicine alle coste libiche ora una nave che fa un savataggio a 100km dalle coste libiche, perchè dovrebbe poi percorrere 400km di mare per arrivare a siracusa, quando può sbarcare tranquillamente a Sfax che si trova a 200km?
    Nemmeno Sfax è abbastanza "sicuro" come porto?
     
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    CITAZIONE (Imperator82 @ 19/2/2024, 15:39) 
    Dando per scontato che la Libia non sia porto sicuro dato che ci sono 2 fazioni che si combattono etc.. il 90% dei salvataggi avviene in zone molto vicine alle coste libiche ora una nave che fa un savataggio a 100km dalle coste libiche, perchè dovrebbe poi percorrere 400km di mare per arrivare a siracusa, quando può sbarcare tranquillamente a Sfax che si trova a 200km?
    Nemmeno Sfax è abbastanza "sicuro" come porto?

    Nemmeno la Tunisia e' considerata un porto sicuro.
     
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    Nessun porto che non sia in Europa é considerato sicuro
    E a voler essere pignoli nemmeno un qualsiasi porto europeo, giacché in alcuni non si può sbarcare
     
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    E' porto sicuro, secondo la vulgata prevalente, quello idoneo a accrescere il fatturato di chi sull'assistenza ai profughi ci vive lautamente. Che é, al 99%, allineato con la stampa mainstream, o viceversa, fate voi, dato che gli ambienti apicali di riferimento spesso coincidono. Quindi, nel nostro particulare, più che europeo dev'essere italiano, altrimenti il fatturato é d'altri.
    Tutto qui.
    Beninteso, tutto normale, dove ci sono soldi e guadagni ci sono le attività di lobbying.
    Basta distinguere l'interesse generale da quelli particolari.
    In generale, é la teoria del porto sicuro che mal s'attaglia alla vicenda, ma su questo ho già ampiamente scritto.
    Per favore, allarghiamo lo sguardo. Il punto non é se Sfax sia più o meno sicura di Porto Empedocle.
    Guardiamo cosa sta succedendo all'organizzazione dei traffici umani (chiamiamo le cose con il loro nome) negli Stati sub sahariani dove si sono verificati dei recenti golpe. Quando in Europa vediamo i trattori nelle strade, chiediamoci in che misura siamo disposti a sacrificare la nostra agricoltura per dare una chance commerciale in più a quella africana, molto più deregolamentata. Guardiamo i tassi di fertilità umana e le disponibilità idriche, attuali e prospettici.
    Possiamo anche decidere che il porto più sicuro sia la mia Potenza, dopo avere risalito per quasi 150 chilometri il fiume Basento. Saremo sempre all'omeopatia e alle cure sintomatiche.
    Per carità, quando il mal di testa diviene lancinante, in alcuni momenti era lì lì per divenirlo, un antidolorifico ci sta bene. Ma cerchiamo di curare la malattia che lo scatena.
    Lampedusa e i barconi sono il dito, la Luna é decidere cosa vogliamo fare per dare una chance di sviluppo endogeno a mezzo mondo, inclusa quell'Africa che più di altre zone stenta a ingranare la crescita (spessissimo per propri limiti culturali, diciamolo, difficile coniugare sviluppo e animismo, per dirne una; difficile investire, se i capi tribù drenano tutto; difficile avere un'interlocutore stabile, se sotto lo Stato ci sono mille entità informali ma che decidono sul campo).
    Nell'intanto, come notava il signor Meriv, vediamo come combattere un trend che porta negli USA i nigeriani più validi e da noi le mafie del luogo.
    Se poi vogliamo essere cinici sino in fondo, il porto più sicuro é Amburgo, perché é nella zona dove i più vogliono andare (e, prima o poi, i più arrivano). Ma questa, e altre discussioni simili, temo sia aria fritta di fronte al tema di fondo.
     
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    Sul porto sicuro definizione giuridica mi sembra discenda da qualcosa come ...





    Erano due link che avevo già postato un paio di giorni fa, nessuno mi aveva detto che contenevano errori (o forse nessuno li aveva letti :D )
    Poi sulla definizione di "porto sicuro" ci sono le necessità politiche che variano con i Governi che si avvicendano e qui la discussione è da fermare perché è chiaro che andremmo a parlare di politica interna, oppure faremmo filosofia utile solo per dimostrare le nostre idee.

    Forse sarebbe meglio fermarsi qua. O no?
     
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    Decisamente sì. E se il mio post ha dato l'impressione d'andare oltre, mi scuso, volevo solo rimarcare che qui dovremmo parlare di più dei fenomeni migratori come fatto mondiale e meno del Canale di Sicilia e dintorni. Quale che fosse la definizione preferita di porto sicuro, non cambierebbe di una virgola i temi di fondo. E' su quelli che dovremmo concentrarci. Mi rendo conto che sia un'equazione con un numero sbalorditivo d'incognite; ma sono anche le equazioni che ammettono più soluzioni.
    Altro che la sicurezza di Sfax.
     
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    Notizia vecchia di un semestre ma comunque chapeau all'Islanda che è riuscita a rispedire indietro 200 richiedenti asilo rifiutati

     
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    “La storia dimostra che tutte le dittature, tutte le forme autoritarie di governo sono transitorie. Soltanto i sistemi democratici non sono transitori.” V. Putin

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    Immagino che non accetti nemmeno gli aiuti umanitari ed economici che vengono dall'Europa .
     
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