Europa del Sud e Mediterraneo

Area di diretto interesse Italiano, fascia nordafricana e Vicino Oriente

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    Il Mediterraneo è stato nell'Antichità culla di grandi civiltà e l'asse portante attorno al quale venne edificato l'Impero Romano.
    Gli Stati dell'Europa Meridionale, molti dei quali peninsulari (Spagna, Italia, Grecia, ma anche la Turchia) sono fortemente condizionati da quanto avviene in tale mare.
    Il Mediterraneo rappresenta solo l'uno per cento della superficie acquea del globo, ma è attraversato dal venti per cento del traffico mercantile (cui si aggiungono gasdotti e dorsali di comunicazione), in virtù della sua posizione sostanzialmente baricentrica tra il Continente Americano e l'Asia Orientale. Nel contempo cerniera tra Europa, Asia e Africa, esso è luogo di incontro, confronto e potenzialmente scontro tra popoli e civiltà, con un livello di tensione fortemente crescente in questi anni.

    Ma il Mediterraneo è anche il mare al centro del quale si distende la Penisola Italiana, il Mare Nostrum di Roma, primario teatro dei nostri interessi che dall'Italia vi si diramano, per poi allargarsi fino ai confini del cosiddetto Mediterraneo Allargato e proseguire pure oltre. E il popolo italiano nella storia è fiorito maggiormente quando massimi sono stati il suo controllo e la sua influenza su questo mare.

    Edited by Musamava - 27/3/2023, 11:45
     
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    Per comprendere cosa sta accadendo in Tunisia consiglio di leggere questo articolo .

    CITAZIONE
    Chissà cosa sarebbe successo se nel pieno della crisi energetica, con le bollette schizzate alle stelle, l'Europa avesse imposto all'Italia di eliminare tutti gli aiuti alle famiglie sulle bollette in cambio dei finanziamenti del Pnrr. +++. Immaginare uno scenario del genere serve per capire meglio quanto sta succedendo in Tunisia: il Paese nordafricano è nel pieno di una crisi economica e politica che preoccupa l'Occidente, e da mesi sta negoziando un prestito con il Fondo monetario internazionale (Fmi). Il nostro governo, così come quello degli Stati Uniti, sta spingendo Tunisi ad accettare il prestito, in modo da stabilizzare la situazione ed evitare, come ha spiegato la stessa Meloni alla Camera, "un flusso" di migranti "che nessuno potrebbe governare". Peccato che, in cambio dei soldi, il Fmi chieda alla Tunisia un piano di riforme lacrime e sangue, che prevede, tra le altre cose, l'eliminazione dei sussidi statati sulla benzina e sui beni alimentare di base.
    Far accettare un piano del genere alla popolazione, con un'inflazione galoppante e oltre 4 milioni di poveri, non è certo facile. Lo Stato ha un deficit di bilancio abissale, e questo sta comportando l'impossibilità di importare quantità sufficienti di beni di prima necessità. Quando questi prodotti sono disponibili, i loro prezzi diventano però insostenibili non solo per i più vulnerabili, ma anche per la classe media tunisina. È un cane che si morde la coda: le casse pubbliche sono vuote e questo ha l'effetto di rendere ancora più alto il costo della vita. Il prestito del Fmi potrebbe rimpinguare le casse, ma toglierebbe i sussidi su cui una fetta sempre più larga della popolazione sta facendo affidamento per arrivare a fine mese.
    Il Fondo monetario internazionale non chiede solo lo stop ai sostegni pubblici per carburanti e generi alimentari, ma anche di ridurre il personale dell'amministrazione pubblica, con tagli che potrebbero colpire sanità e istruzione. Il Fmi vuole anche che Tunisi metta mano alla sua galassia di società pubbliche, anch'esse gravate da deficit di bilancio dettati da un eccesso di forza lavoro. Per esempio, la compagnia di bandiera aerea Tunisair potrebbe dover licenziare circa mille dipendenti in seguito al patto con il Fmi. Mentre altre aziende di Stato potrebbero essere privatizzate. Il tutto in cambio di un prestito di 1,9 miliardi di dollari che, secondo alcuni analisti, potrebbe essere insufficiente a stabilizzare la situazione.

    L' articolo integrale puo' essere letto qui

    https://europa.today.it/attualita/austerit...nti-meloni.html

    Come facilmente si puo' capire il prestito del FMI non solo non fermera' l' emigrazione di massa dalla Tunisia ma potrebbe contribuire ad aumentarla.
    E' il momento che l UE si decida ad aprire i cordoni della borsa , per somme tutto sommato non elevate ( pochi miliardi)
     
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    Forse FMI ed UE (l'Italia fa parte di entrambi gli Organismi) temono di buttare soldi in una fornace senza fondo.
    Nella parte non citata dell'articolo, il Governo tunisino chiede un azzeramento del debito verso l'estero, senza garantire alcuna riforma interna, lasciando fermi la corruzione, il debito pubblico e tutto il resto.
    Un bel dilemma. :)
     
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    CITAZIONE (Hortiz @ 27/3/2023, 11:20)
    (...)

    CITAZIONE
    (...)
    Il Fondo monetario internazionale non chiede solo lo stop ai sostegni pubblici per carburanti e generi alimentari, ma anche di ridurre il personale dell'amministrazione pubblica, con tagli che potrebbero colpire sanità e istruzione. Il Fmi vuole anche che Tunisi metta mano alla sua galassia di società pubbliche, anch'esse gravate da deficit di bilancio dettati da un eccesso di forza lavoro. Per esempio, la compagnia di bandiera aerea Tunisair potrebbe dover licenziare circa mille dipendenti in seguito al patto con il Fmi. Mentre altre aziende di Stato potrebbero essere privatizzate. Il tutto in cambio di un prestito di 1,9 miliardi di dollari che, secondo alcuni analisti, potrebbe essere insufficiente a stabilizzare la situazione.

    (...)

    Come facilmente si puo' capire il prestito del FMI non solo non fermera' l' emigrazione di massa dalla Tunisia ma potrebbe contribuire ad aumentarla.
    E' il momento che l UE si decida ad aprire i cordoni della borsa , per somme tutto sommato non elevate ( pochi miliardi)

    Abbastanza prevedibilmente, penso, il prestito del Fondo Monetario Internazionale finirebbe col consentire alla Tunisia di pagare gli investitori esteri, lasciandola però in ginocchio, con un numero di disoccupati enorme e l'economia devastata. Insomma, una nuova cura "greca"...
    Mi sembra chiaro, o quanto meno probabile, come ampia diffusione di partecipazioni statali nell'economia e alta percentuale di dipendenti pubblici siano una risposta alla crisi economica conseguente alla cosiddetta globalizzazione, con la deindustrializzazione del Nord Africa a favore dell'Asia che ha determinato. Di conseguenza, una soluzione dei problemi dovrebbe passare da investimenti a lungo termine in Tunisia volti a sostenerne e rigenerarne il tessuto produttivo, penso, non da una pesante dose di austerità.
     
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    Leggo nell'articolo citato:
    Non è un caso se in un panorama politico fortemente polarizzato, il presidente in carica Kais Saied e l'opposizione, a partire dal potente sindacato Ugtt, siano d'accordo su un punto: il no al piano di riforme del Fmi. "La soluzione non è sottomettersi ai diktat, che sono una nuova forma di colonialismo - ha detto di recente Saied - Se i Paesi stranieri vogliono aiutare la Tunisia, dovrebbero restituire i nostri soldi saccheggiati e far cadere i debiti accumulati"

    Interpreto, posso anche sbagliare, che al Governo tunisino il prestito serve, ma non per pagare il debito estero che dovrebbe essere azzerato "a prescindere".
    Non entro nel merito dello sfruttamento delle Colonie, però bisognerebbe intendersi bene con Tunisi, altrimenti rischiamo di aprire un pozzo senza fondo, come dicevo prima, e dare condizioni come si danno a tutti.
    C'è il precedente della Grecia, vero, ma non per questo è possibile finanziare tutti senza alcuna condizione.
     
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    CITAZIONE (Odisseo_FD @ 27/3/2023, 11:47) 
    Forse FMI ed UE (l'Italia fa parte di entrambi gli Organismi) temono di buttare soldi in una fornace senza fondo.
    Nella parte non citata dell'articolo, il Governo tunisino chiede un azzeramento del debito verso l'estero, senza garantire alcuna riforma interna, lasciando fermi la corruzione, il debito pubblico e tutto il resto.
    Un bel dilemma. :)

    Spero di non essere frainteso.

    L'unico punto che dovrebbe essere fatto accettare alla Tunisia non sono riforme tanto fantasmagoriche quanto ridicole e poco credibili, contrarie a secoli di cultura sedimentata.

    L'unico punto sarebbe quello di accettare un controllo navale integrato nonché il rientro forzato da parte dei paesi UE di senza visto ed overstayers. Questo a fronte di quote di visti legittimi emessi a seguito dell'ottenimento di una sorta di "diploma" professionale da rilasciarsi da autorità UE in Tunisia.
    Chi dimostra di saper fare qualcosa, dal tornitore al muratore, dal marittimo all'autista e di sapere la lingua ottiene il visto. Sapendo che se sgarra perde tutto.

    A lungo andare gli emigrati inevitabilmente porteranno aria fresca e nuove conoscenze. Sfruttiamo l'immigrazione per l'appunto...

     
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    Un simile programma però si scontrerebbe con la lobby dell’accoglienza “senza se e senza ma” che mi sembra abbastanza trasversale in Europa
     
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    "La Tunisia non sarà lasciata sola". Lo ha detto il commissario Ue agli Affari Economici, Paolo Gentiloni, dopo l'incontro con il presidente tunisino, Kais Saied. "La Commissione europea - ha aggiunto - è pronta a prendere in considerazione un'ulteriore assistenza macrofinanziaria se saranno soddisfatte le condizioni necessarie. La prima condizione è l'adozione da parte del Fmi di un nuovo programma di esborso. È essenziale che ciò avvenga il prima possibile". Gentiloni ha quindi riaffermato l'impegno europeo "nei confronti dei valori della democrazia, dell'inclusione e dello Stato di diritto".

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    Sempre più in bilico la Tunisia.

     
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    Il ministro degli esteri della Tunisia in un intervista ad un quotidiano italiano ha detto sul tema immigrazione

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    Per gestire i flussi dei migranti clandestini verso l’Europa, la Tunisia sta impiegando tutte le risorse e i mezzi a sua disposizione. “Ma questi non sono illimitati, tanto più che stiamo attraversando un periodo di difficoltà per l’economia e le finanze pubbliche. Di più non possiamo fare”, dice il ministro tunisino. Aggiunge in un’intervista a Repubblica: «Abbiamo bisogno di finanziamenti e di materiale. La Tunisia ha ricevuto molto meno fondi europei per finanziare questa battaglia di altri Paesi, come la Turchia ma anche l’Italia stessa».
    «A emigrare da qui non sono solo i tunisini, la maggior parte provengono dai Paesi subsahariani – risponde il ministro degli esteri tunisino- .
    La Tunisia è un Paese di passaggio, presa come in una morsa tra il suo Sud e il suo Nord. Abbiamo imbarcazioni e mezzi operativi che sono stati donati dai Paesi europei, Italia compresa, per intercettare questi migranti. Ma non sono sufficienti e in certi casi ormai sono vecchi».

    Riguardo al prestito del FMI di circa 2 miliardi

    CITAZIONE
    “Il Fondo esige certe condizioni. Noi vogliamo riformare il nostro Paese ma non si possono imporre riforme drastiche e da realizzare su un breve periodo. Dobbiamo pensare alla giustizia sociale, altrimenti ci saranno ancora più tunisini che emigreranno clandestinamente. Stiamo negoziando con l‘Fmi».

    https://www.secoloditalia.it/2023/04/migra..._medium=twitter
     
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    E Kilicdaroglu non è ancora stato arrestato?
    Qusnte schede precompilate ha Erdogan?
    Anche se, fuor di celia, penso che il terremoto sia stato benzina sull'incendio di un cambio lira turca / euro che ormai è a quota 21.
     
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