Europa del Sud e Mediterraneo

Area di diretto interesse Italiano, fascia nordafricana e Vicino Oriente

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    La situazione in Tunisia non migliora , anzi.
    Il prestito del FMI ancora non si è concretizzato e gli aumenti delle partenze di migranti dalla Tunisia verso l' Europa sono aumentati .
    Sul giornale governativo La Presse in un editoriale si legge che nonostante le misure del governo i prezzi aumentano continuamente e che il potere di acquisto dei meno abbienti e della stessa classe media è in serio pericolo.

     
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    Articolo lungo ma interessante.
     
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    Notizia importante.

     
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    E noi stiamo a guardare :duro:
     
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    Per ora si parla solo di intenzioni, il problema però è che pare che noi siamo sempre passivi e subiamo le decisioni altrui, mentre gli altri giocano pro attivamente la loro partita sullo scacchiere libico il che spesso e volentieri li mette in posizioni di vantaggio.
     
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    Brutte notizie ..

    Tunisia, il prestito del Fondo monetario è rinviato a tempo indeterminato

    CITAZIONE
    Il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha “rinviato a tempo indeterminato” l’erogazione del maxi-prestito da 1,9 miliardi di dollari alla Tunisia, nonostante il “forte sostegno politico di Italia, Francia e Unione Europea”. E’ quanto si legge in un editoriale pubblicato oggi da “La Presse”, il principale quotidiano della Tunisia, a firma del direttore Chokri Ben Nessir. “Il ministro dell’Economia e il governatore della Banca Centrale sono andati a Washinton con una parola d’ordine: non tornare a mani vuote. Solo che una rondine non fa primavera e tutto quello che abbiamo visto finora sono solo promesse e messaggi rassicuranti. Concretamente, continuiamo a stare fermi e l’esame del dossier Tunisia è, ancora una volta, rinviato a tempo indeterminato”, afferma Ben Nessir, sottolineando come il Paese si trovi oggi “di fronte a un collasso quasi totale del suo apparato produttivo in più di un’area e di un settore, unito a un terribile calo dei risparmi e, di conseguenza, l’assenza di investimenti che impediscono all’economia nazionale di creare ricchezza e posti di lavoro”.

    L’editoriale del giornale tunisino afferma che “il debito pubblico è salito a oltre il 100 per cento del prodotto interno lordo, un tasso senza precedenti nella storia della Tunisia”, aggiungendo che il Paese rischia “il mancato pagamento dei suoi debiti e questo porterebbe a uno stato di bancarotta”. Circostanza, quest’ultima, “che fa tremare i nostri vicini europei che, dopo aver bloccato i nostri donatori, si sono svegliati con un mal di testa lancinante sulle conseguenze devastanti che possono derivare dalla disperazione sociale generata da questa crisi”, inclusa “l’esplosione del fenomeno della migrazione irregolare, che comprende soprattutto intere famiglie con figli minorenni”. Inoltre, a detta di Ben Nessir, “le conseguenze della crisi economico-finanziaria tunisina rischiano di aggravarsi alla luce delle cosiddette grandi riforme in corso di negoziazione con l’Fmi, che il governo ha espresso la volontà di attuare gradualmente, ma senza ulteriori diktat politici”.

    Un nuovo prestito internazionale “non colmerebbe comunque le lacune dell’ingente bilancio tunisino”, aggiunge il direttore del principale quotidiano nazionale. “Dobbiamo fare affidamento su noi stessi per rimettere in piedi il Paese e identificare le vere cause che hanno portato a questo preoccupante stato dei conti pubblici. (…) La ripresa del turismo, l’esportazione di fosfato, i contributi della diaspora tunisina all’estero porteranno ancora una volta le riserve di valuta estera a una soglia rassicurante. Perché, per preservare la nostra sovranità finanziaria, dobbiamo metterci al lavoro”, conclude l’editoriale di “La Presse”.

    https://www.agenzianova.com/news/tunisia-i...-indeterminato/
     
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    Perdonate, non ho molto seguito la questione.
    Chiedo lumi.
    Chi sta remando contro?
     
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    CITAZIONE (dindel @ 17/4/2023, 10:03) 
    Chi sta remando contro?

    In buona parte la Tunisia stessa che rifiuta alcuna riforma, come una lotta alla corruzione interna.
    Forse contano di "costringerci" a dargli i denari e per poterli usare senza controllo alcuno.
     
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    Erdogan ha fatto scuola nel Mediterraneo: anche la Tunisia ha imparato a usare barconi e disperati come merce di scambio.
     
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    Bisogna trovare il modo di imporre i rimpatri.

    Magari minacciando le poro (poche) esportazioni e/o i visti turistici ...
     
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    Ai bei tempi queste cose si risolvevano con un bel regime change. Se qualcuno può farlo oggi, sono gli USA; ma non con i Marines, con le armi della finanza.
    Ancora un po' di inflazione di quella vera, che fa male, da prezzo del pane e in Tunisia ci arriveremo. Anche se dubito che le armi della finanza si potranno limitare al miliardo e novecento milioni ipotizzato dal FMI.
    Il governo tunisino lo capisco, se proprio mi debbo fare commissariare in tutte le mie scelte, almeno che non sia per quattro soldi. I tunisini non stanno cercando di non bere la medicina, sanno che dovranno berla; stanno dicendo che la dose propostagli non è adeguata.
    Poi, quando sarà adeguata, la berranno. L'infinita saggezza africana nel cambiare tutto perché nulla cambi colpirà ancora, un nuovo Presidente della della Repubblica, quattro riforme affidate a chi saprà volgerle al proprio vantaggio. E palla avanti.
     
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    Nel frattempo toccherà a noi subire gli effetti collaterali.
    L UE come al solito si limita a grandi discorsi che poi si traducono in niente di concreto.
    Interessante il contegno delle autorita'maltesi.
    Dicono di non operare salvataggi nella zona SAR di loro competenza perché sanno che i migranti vogliono recarsi in Italia.

    Edited by Hortiz - 17/4/2023, 13:20
     
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    Assurdo questo fare spallucce da parte di Bruxelles, non sanno che se qui la situazione implode ci rimettono anche loro, possono fare tutti i pattugliamenti possibili lungo le Alpi ma arriveranno in massa in Francia, Germania e Scandinavia.

    Malta è un piccolo arcipelago, l'unica ipotesi fattibile è che vanno via i maltesi e trasferiscono lì i clandestini.
     
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    QUOTE
    Assurdo questo fare spallucce da parte di Bruxelles, non sanno che se qui la situazione implode ci rimettono anche loro, possono fare tutti i pattugliamenti possibili lungo le Alpi ma arriveranno in massa in Francia, Germania e Scandinavia.

    Chi oha detto, o dove è scritto, che a Bruxelles fanno spalluce?
     
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    Al via raccolta firme a Torino per referendum contro armi all'Ucraina
    E' iniziata anche a Torino, in piazza Castello, come nelle principali città italiane, e proseguirà nei prossimi weekend di aprile e maggio, la raccolta firme promossa dalle associazioni 'Generazioni future' e 'Referendum Italia per la Pace' per la richiesta di tre Referendum, il primo dei quali chiede che "venga abrogato l'art.1 del decreto-legge del 2 dicembre n.185, convertito in legge n.8 del 27 gennaio 2023, previo atto di indirizzo delle Camere, che autorizza fino al 31 dicembre, l'invio di mezzi ed equipaggiamenti militari all' Ucraina".

    "Chiediamo che il governo dia la possibilità agli italiani di esprimersi su un fatto così delicato e grave che riguarda tutti da vicino - spiegano i promotori - e che va contro la volontà espressa nella Costituzione. Raccogliere 500.000 firme è un impegno enorme, ma sappiamo anche che i cittadini italiani contro questa tragica guerra sono molti, anzi siamo certi che sia la maggioranza nel paese".

    Il secondo Referendum per il quale si raccolgono le firme, riguarda l'abrogazione dell'art 1, comma 6, lettera a), legge 9 luglio 1990, n.185, "che - si spiega - in deroga, consente deliberazioni eccezionali in materia di esportazione di armi in territori belligeranti, come quella voluta dal Governo Draghi e prorogata, poi, dall'attuale Governo Meloni".

    Infine il terzo quesito chiede l'abrogazione dell'art. 1,comma 13, decreto-legge n. 502/1992, sul riordino della disciplina in materia sanitaria, "al fine - si spiega - di escludere la partecipazione dei soggetti privati alla pianificazione sanitaria, consentendo, in assenza di conflitto di interesse, un più libero investimento di risorse adeguate nelle politiche sanitarie".
     
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