Forum Difesa

Votes taken by Ebonsi

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    Circa la Turchia: uno dei motivi della rapidissima crescita della loro industria della difesa, con risultati all'esportazione molto brillanti non solo nel settore UAV ma anche ad es. in quello dei blindati leggeri, consiste nell' esistenza di una apposita struttura (un tempo si chiamava SMS, adesso è diventata un ufficio della Presidenza) che si occupa appunto di stimolare lo sviluppo dell'industria della difesa. Queste attività non sono toccate dalle variazioni dell' economia nazionale, perché sono finanziate da tasse speciali sui tabacchi, la prostituzione e il gioco d'azzardo, nonche' dai proventi di un sistema che consente di evitare il servizio di leva pagando una certa somma.

    Circa la meraviglia per questi risultati, forse si hanno delle percezioni errate circa il carattere e la mentalità dei Turchi, e il loro modo di lavorare. Ricordo che di tutte le svariate migliaia di F-16 prodotti, solo 5-6 sono usciti dalla linea di montaggio a zero difetti
    - e quelli erano TUTTI prodotti dalla TAI.
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    difficilmente Hitler avrebbe potuto esimersi dal recuperare la Prussia alla Germania, e tenderei ad escludere che la Polonia sarebbe stata disposta a cederla senza combattere

    Ci deve essere un grosso errore: la Prussia era uno stato tedesco (Göring ne era il Primo Ministro), e lùnica porzione di territorio prussiano occupata dalla Polonia era appunto il famoso corridoio.

    QUOTE
    No la Polonia era indispensabile. IMHO

    Sí, ma forse in un modo diverso. Vi sono buone se non ottime ragioni per ritenere che Hitler pensasse - almeno sinché Pilsudski era vivo - di fare della Polonia non solo il trampolino di lancio, ma proprio il principale alleato nella campagna contro la Russia. Se il Sig. Voloire conosce, come credo che conosca, la visione profetica di "Bsrbarossa" e delle sue conseguenze che venne tracciata da Jünger in "Sulle Scogliere di Marmo", non avrà difficoltà a riconoscere nel personaggio di Belovar appunto la Polonia dedl Maresciallo.

    Questo richiedeva però, essenzialmente per motivi di politica interna tedesca, un accordo preventivo per la risoluzione del fastidioso problema di Danzica. Da cui, la deliberata moderazione delle richieste tedesche nel 1939.
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    Tutto è possibile, però ripeto che dal 2018 è in vigore un embargo totale sulle forniture di materiali militari all' Arabia Saudita. Questo embargo venne preteso, e ottenuto, dai Verdi come condizione essenziale per la loro partecipazione al nuovo governo. Tutto questo è "stradocumentatissimo" con dichiarazioni ufficiali - tant'è che la decisione annunciata nel settembre scorso venne appunto presentata come una "ripresa" delle esportazioni, perché negli anni precedenti non era passato uno spillo. Per dire, la Lürssen è stata costretta a interrompere a metà un mega-contratto per la fornitura di oltre 100 imbarcazioni di vario tipo alla Guardia Costiera.

    Ma comunque sì, tutto è possibile, e volendo possiamo anche ipotizzare un accordo sottobanco tra i Verdi e gli altri due partiti della coalizione di governo per aggirare l' embargo, ovviemente con la collusione e omertà non solo di tutte le forze politiche di opposizione, ma anche della stampa. Mi sembra però molto più logico partire dal pressuposto che l'embargo sia stato rispettato, e che quindi non sia stato e non venga fornito nulla.
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    è poco comprensibile perché gli americani abbiano privato di una buona ed economica sorgente di fuoco dette brigate, ]

    La spiegazione è sin troppo semplice: il MGS si è rivelato fallimentare e di fatto ingestibile in termini operativi non come concetto, ma proprio come mezzo. Siccome però le brigate "Stryker" hanno la loro ragion d'essere appunto nell'uso generalizzato dei veicoli Stryker 8x8, le deludenti prestazioni del MGS non hanno portato all'adozione di un mezzo diverso (diciamo, il Centauro se si voleva il top della categoria), come sarebbe indubbiamente avvenuto con brigate di altro genere, ma invece proprio alla "messa in sonno", se non all'abbandono, del validissimo requisito operativo originale.
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    Passano i mesi, passano gli anni, ma questa discussione sui vantaggi e svantaggi creati come conseguenza dell'adesione dell' Italia al sistema euro continua ad avvitarsi su sè stessa, con una ripetizione all'infinito delle stesse tesi ed opinioni. Niente di male in questo, dato che ciascuno ha appunto il pieno diritto di esprimere le proprie convinzioni, e non è che possano emergere nuovi dati atti a portare a radicali cambiamenti di giudizio.

    Come qualcuno che di economia ne capiace poco o nulla, ma che ha fatto le stesse esperienze del Sig. Nomadus (negli anni '70, nel 1980 mi sono trasferito in Germania proprio sulla spinta di quelle esperienze), continuo però a trovare parecchio sorprendente la curiosissima riluttanza, da parte dei sostenitori de "l'euro è la nosta rovina", ad esprimere pienamente le conseguenze ultime delle loro tesi.

    Mi spiego.

    A quanto mi risulta, non è che l'adesione all' euro ci sia stata imposta a forza; si è trattato invece di una precisa scelta, presa dalle persone fisiche, e dalle forze politiche che portavano allora la responsabilità di decisioni di questo tipo. Dato questo, se si vuole sostenere che si sia trattato di una scelta scellerata che ci ha portato alla stagnazione se non al collasso bisogna per forza attribuirne la causa ad una di tre diverse possibiità:

    1) Tutti quelli che decisero per l'euro, dal Primo Ministro ai Ministri dei vari dicasteri coinvolti, al Tesoro, alla Banca d'Itaiia, a Confindustria ecc. erano degli emeriti imbecilli, che non capivano nulla di economia e che non avevano letti gli innumerevoli, referenziatissimi studi che, a quanto pare, predicevano con assoluta certezza che l'euro sarebbe stato una catastrofe;

    2) Tutti quelli di cui sopra agirono al preciso scopo di distruggere le meravigliose prospettive economiche che la tanto osannata sovranità monetaria stava dando all'Italia, in quanto tutti al servizio di biechi interessi stranieri;

    3) Si trattò di una decisione politica, in cui le considerazioni sul previsto/prevedibile impatto economico erano sostanzialmente di secondo piano.

    Non mi pare che esistano altre alternative. Sarebbe quindi simpatico se che vede l'euro come la fonte di tutti i nostri mali volesse anche precisare se la causa prima vada fatta risalire a 1), 2) o 3).

    Con una precisazione circa il 3), visto che di economia come detto non ne mastico ma di politica internazionale qualcosina sì. Gli aspetti politici della nostra adesione immediata all'euro esistono, e come, ma non vanno certo fatti risalire ad un preteso desiderio di "essere tra i primi" come fine a sé stesso. Piuttosto, credo dovrebbe essere conoscenza comune che l'introduzione dell'euro in drastico anticipo rispetto ai tempi previsti in origine fu sostanzialmente voluta dalla Francia di Mitterand, con l'idea che la cosa avrebbe "ingabbiato" la Germania riunificata e le avrebbe impedito di arrivare rapidamente ad un dominio economico sull' Europa. Dovrebbe anche essere conoscenza comune che la Germania pose come condizione che anche l' Itaiia entrasse subito nel sistema, e che l'Italia accettò sostanzialmente perché condivideva sia gli obiettivi francesi, e siala bizzarra convinzione che l'euro fosse il mezzo migliore per ottenerli. Il paragone corretto in terminj di espres#sioni proverbiali non è quindi "cornuti e mazziati", ma semmai i "pifferi di montagna", che come noto andarono per suonare e furono suonati.
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    Il "40" di P26/40 non si riferisce certo all'anno di adozione, ma invece a quello di avvio del progetto. Ed esiste davvero un rapporto tra il P326/40 e il T-34, ma non nel senso che il primo fosse una (brutta) copia del secondo; quello che successe fu che i Tedeschi ci fornirono un esemplare di T-34 catturato, e anche i generali e i tecnici italiani arrivarono subito a capire che si trattata di roba di un altro pianeta. Il progetto del P26/40, che a quel punto era ormai in pratica finalizzato, venne quindi rivisto come e dove questo era possibile senza dover buttare via tutto er ricominciare da capo. In sostanza, si trattò di dare una (modesta) inclinazione alle piastre di corazza dello scafo e della torretta, e di sostuire il pezzo da 75/15 previsto in origine con un 75/34.
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    Se ne è già discusso: non è che si siano "accordati", è che la Rheinmetall, per fermare la causa legale, ha dovuto riconoscere che la proprietà intellettuale dello scafo del Panther, che è poi quello del Leo 2A4, è della KMW. Questo come minimo (ma proprio come minimo sindacale) implica cvhe il Panther non può essere venduto senza che la KMW ottenga la sua fetta, ma molto probabilmente significa anche che le possibili vendite restano dipendenti dall'autorizzazione della KMW, che a seconda dei casi potrebbe invece benissimo preferire di spingere invece il 2A8.

    Nel nostro caso specifico, non sarei particolarmente sorpreso di scoprire che la KMW abbia appuntoi deciso che il Panther non può essere offerto all' Italia.
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    E`ormai evidente e innegabile come sia assolutamente necessario un processo di radicale revisione 1) certamente delle dottrine operative relative all’ impiego dei carri, 2) molto probabilmente anche della definizione delle loro funzioni, 3) forse anche dei criteri di progettazione e costruzione, e 4) in ultima analisi, direi di tutti questi assieme.

    E’ bensì vero che il punto base deve essere il liberarsi dalla sbornia delle guerre a zero perdite (nostre) in stile “Desert Storm”, e comprendere che uno scontro convenzionale ad alta intensità tra contendenti di livello paragonabile comporta inevitabilmente delle perdite molto severe – e questo, a prescindere da vere o presunte superiorità in fatto di materiali, di condotta operativa e se vogliamo anche di morale. Ma anche così, non è in alcun modo accettabile che si subiscano e si infliggano perdite come quelle che abbiamo visto e stiamo vedendo, senza che ciò porti ad alcun reale vantaggio tattico (di risultati strategici, non se ne parla nemmeno) e anzi senza che si riesca neppure ad avviare, nonché condurre e vincere, operazioni di guerra meccanizzata di ampio respiro. Peggio ancora, questa situazione inaccettabile e venuta in essere in un conflitto, in cui l’impiego dell’aviazione di attacco al suolo è molto limitato rispetto a quanto sembrava logico prevedere (e che in circostanze anche solo leggermente diverse, si verificherebbe senza dubbio), e in cui solo una delle parti è in grado di utilizzare elicotteri da combattimento in modo più o meno corretto. E in termini di progettazione e caratteristiche, l’assurdo davvero intollerabile e che i carri moderni, occidentali come russi, si sono andati sempre più specializzando per l’ingaggio di mezzi avversari concettualmente identici – ma sono stati più che decimati, con perdite terribili, senza nemmeno che si arrivasse a scontri corazzati di un qualsiasi livello.

    E’ chiaro che c’è qualcosa di fondamentamente sbagliato nei modo in cui costruiamo e utilizziamo i carri - o per dirla in modo più corretto, certi sviluppi tecnologici, con la comparsa di nuovi sistemi d’arma e per la sorveglianza del campo di battaglia, rendono suicida il volersi interstardire su concetti ormai superati. E uso il “noi” perché ritengo sarebbe pericolosissimo cullarsi nell’illusione che tutto questo riguardi solo i Russi stupidi e incapaci (e in seconda battuta gli Ucraini), mentre le forze occidentali sarebbero tutta un’
    altra meravigliosa storia.

    Il fatto è che il requisito per cui sono stati sviluppati e (sinora) utilizzati con successo i carri- e cioè sfondare le linee avversarie fornendo appoggio di fuoco alle fanterie, nzae permettendo a queste di avanzare in profondità per lo sfruttamento del successo – continua ad essere validissimo, anzi essenziale per la guerra di movimento. Senza carri (il che ovviamente vuol dire anche senza VCI e VCTT) si torna alla guerra di posizione se non di trincea – il che è appunto quello che, al netto delle ottimistiche analisi di Stipe e altri, mi sembra stia succendo in Ucraina: i carri ci sono, ma non si riesce ad usarli come si dovrebbe, e quindi si subiscono perdite senza ottenere vantaggi operativi.

    Trovare una soluzione alternativa ai carri odierni per questa funzione, sarà un bel problema – un problema che non sarebbe in alcun modo risolvibile incrementando ancora a dismisura la protezione passiva, e che quindi obbliga a sperare in progressi più o meno miracolistici nel settore della protezione attiva. Tentativi di aggirare il problema pensando di sostituire i carri con veicoli da appoggio di fuoco più semplici ed economici – non sul genere M10, che a dispetto di tutte le negazioni é un carro leggero e proprio per questo non mi convince molto, ma qualcosa di simile agli StG – non porterebbe da nessuna parte: sarebbe certo possibile costruirne molti di più, ma la “mattanza” continuerebbe.

    Toccherà organizzatre una seduta spiritica, e chiedere il parere di Guderian, Liddel Hart e Simpkin...
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    Visto che si scopre improvvisamente, ma guarda un po', che il munizionamento a dispersione ha un ruolo essenziale, sarebbe forse il caso di abbandonare di corsa il demenziale ttrattato per la sua proibizione, cui noi e altri fessi abbiamo aderito in nome di "Lady D". Non ci conto, ma sperare è permesso.
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    Che tipo di informazioni che non possano essere ottenute con il rapporto, certamente più stretto, con la USMC di stanza a Iwakuni?

    [modalità complottista ON]: Per esempio, eventuali esperienze che potrebbero essere state svolte (e spero proprio che sia così) per accertare il reale livello delle caratteristiche "stealth" dell'aereo, sopratutto in relazione alle versioni americane. [OFF]

    Volendo restare più sul "tranquillo", l' USMC non considera l' F-35B come un aereo imbarcato a tempo pieno, né l* US Navy vede le unità che lo imbarcano come portaerei STOVL. La MM invece ovviamente sì. Non è quindi del tutto irrealistico immaginare che noi si sia in grado dare alla JMSDF qualche buona "dritta" circa il modo migliore di operare le Izumo, anche al di là delll'indubbiamente ben maggiore bagaglio di esperienze dell' USMC.

    Piuttosto, e in contrasto con quanto detto sopra, c'è un aspetto stranissimo. Almerno a quanto risulta ufficialmente, gli F-35B giapponesi saranno della JASDF, non della JMSDF, e il concetto operativo prevede il loro uso esenzialmente da piccoli aeroporti su isole minori (insomma, la solita solfa delle "piste corte/semipreparate" in stile AMI), mentre l'impiego imbarcato viene descritto come sporadico e limitato a circostanze eccezionali. In questo quadro, lo scambio di esperienze dovrebbe semmai riguardare la JASDF e lo USMC. Puó darsi che si tratti solo di una elaboratissima cortina fumogena per non far percepire che il Giappone si sta ridotando di portaerei, ma mi sembra eccessivo. !
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    Uno studio che fornisce indicazioni davvero interessanti sull'evoluzione dei pensiero strategico americano per quanto riguarda la funzione delle armi nucleari , e le condizioni per il loro possibile uso:


    https://www.airuniversity.af.edu/Portals/1...ber-2/McCue.pdf

    Per evitare possibili equivoci a base di "organizzazioni private", faccio notare che gli autori sono ufficiali in servizio con precise responsabilità proprio per la formulazione di queste politiche, e che l' articolo è apparso sulla pubblicazione dottrinaria dell' Air University dell' USAF.
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    Forse non capisco... si vuole sostenere che chi dispone di un "welfare che attrae giovani cervelli" dovrebbe invece deliberatamente peggiorarlo, e se non lo fa è perché ha una mentalità "competitiva e nazionalista"? Cercare invece di capire perché il welfare del paese X attragga i giovani cervelli, e cercare di imitarlo, proprio neanche a parlarne?
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    credo che lì il vero crimine di guerra sia stato andarsene ed abbandonare la popolazione, in particolare quella femminile, che aveva appena "assaggiato" un minimo di stile di vita occidentale durante i 20 anni di occupazione, ricacciandola nell'orrido medioevo da cui l'avevamo strappata.

    io posso anche capire l'adesione pronta cieca e assoluta alla propaganda americana, ma un minimo di rispetto per la realtà dei fatti dovrebbe comunque essere mantenuto.

    L' Afghanistan che stava sperimentando un minimo di passaggio a forme di vita societaria passabilmente civili non era certo quello dell' occupazione occidentale, ma piuttosto quello della Repubblica dell' Afghanistan, nata nel 1973 con il colpo di stato che esiliò il re Mohammed Zahir Shah. Pur se la situazione nella campagne restava molto arretrata, il regime di Daoud Khan fece enormi sforzi per imporre il rispetto dei diritti civili (particolarmente per quantpo riguarda le donne), quanto meno nelle grandi città. Basta fare una ricerca fotografica "Kabul 1970s" per capire quale fosse la realtà.

    I progressi civili vennero mantenuti, e per certi aspetti ancora ampliati, dopo il successivo colpo di stato del 1978 che trasformó la Repubblica in uno Stato socialista, e sopravvissero anche all'invasione sovietica del 1979. Quello che invece ha davvero ricacciato l' Afghanistan nel "barbaro medioevo" è stato proprio l'intervento americano per suscitare e sostenere una guerra civile, armando e finanziando i peggiori fanatici islamisti - solo che allora bisognava chiamarli "combattenti della libertà". Questo allo scopo, per dirla con le parole di Brzezinski, di "dare alla Russia il suo Vietnam". Tanto per chiarire come, quando, perché e da chi l' Afghanistan sia stato ridotto a ciò che è oggi, queste sono le sue parole:

    https://dgibbs.faculty.arizona.edu/content...ski-interview-1
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    L'idea che dei sistemi da difesa ABM potrebbero di per sé annullare la minaccia nucleare non é razionalmente sostenibile, sia perché anche una piccola falla porterebbe comunque a delle conseguenze devastanti, e sia (anzi, sopratutto) perché gli enormi costi di sistemi del genere sarebbero facilmente contrastabili da un avversario semplicemente aumentando il numero dei missili a disposizione, e infine perché esistono vettori diversi dai missili (vedi Poseidon).

    Come ha cercato di illustrare più volte in passato (e mi scuso per il citarmi addosso), questi sistemi possono in effetti essere visti come indirizzati a mirare a indebolire se non negare del tutto la credibilità del deterrente altrui, ma questo nel quadro di un discorso strategico molto più ampio e sottile, e che tira in ballo il concetto di "first strike".
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    Dopo la riforma della dottrina nucleare francese ad opera di Chirac (1996), la Francia rifiuta il concetto di armi nucleari tattiche (ciiè destinate ad ottenere specifici risultati operativi sul campo di battaglia), che in effetti hanno ben poco senso nel quadro di una strategia per la deterrenza "dal debole al forte", L' ASMP e il suo successore in sviluppo vengono definiti come armi "pre-strategiche": hanno quindi la stessa funzione ufficiale delle B61 della NATO, e cioè di fornire un "ultimo avviso" prima dello scambio nucleare totale.

    I rischi potenziali a lungo termine posti dall'esistenza di arsenali nucleari sono innegabili. Questi rischi vanno però paragonati all'importantissima, vitale funzione che questi arsenali hanno svolto per i decenni passati, e continuano a svolgere, per impedire un conflitto diretto tra potenze nucleari, e far sì che anche i conflitti per procura rimangano entro limiti ben precisi. E' sempre il famoso discorso di cavalcare la tigre: non è che si stia proprio comodi e tranquilli, ma cercare di scendere sarebbe una pessima idea.

    E' per questo che gli appelli per la "eliminazione delle armi nucleari" vanno visti con molto sospetto, visto che la diretta e immediata conseguenza di uno sviluppo del genere sarebbe quella di riportare la guerra nei quadro delle opzioni razionalmente accettabili, il classico "proseguimento della politica con altri mezzi". Ed è sempre per questo che le posizioni che tendono a sminuire la gravità delle conseguenze di un conflitto nucleare, anche se espresse in perfetta buona fede, sono assai pericolose, e fanno il gioco di chi mira invece a sdoganare il concetto di una guerra nucleare "vincibile".
2834 replies since 10/11/2014
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